L’intervista al direttore degli Uffizi
“Arte e bellezza contro la barbarie”

“Davanti alla barbarie imperante. Davanti ai nemici della civiltà, al terrorismo e al populismo in tutte le sue forme e manifestazioni, non possiamo restare fermi. È una lotta anzitutto culturale e per questo l’arte e i musei devono avere un ruolo di primo piano. Non oasi separate, non trofei e rifugi temporanei dalle bruttezze del mondo, ma attori protagonisti nella vita di ogni giorno. Questo è il ruolo che ci compete. Questo è la strada che intendo seguire con tutte le mie forze”.
Da quando è stato nominato alla guida degli Uffizi, dall’estate dello scorso anno, Eike Schmidt si è distinto per l’impegno sociale che ha voluto associare a quello di racconto e divulgazione dei grandi capolavori che ha l’onore e l’onere di amministrare. Una missione al campo di Mauthausen per affermare il valore universale della Memoria, la commemorazione dell’eroico guardiano dei tesori di Palmira sgozzato dall’Isis; la collaborazione avviata con Lampedusa sul tema dell’arte, del dialogo e della solidarietà: tanti i segnali positivi lanciati in questi mesi a raggiungere l’opinione pubblica.
Significativa anche l’attenzione dedicata ai linguaggi nartistici delle minoranze. In quest’ottica sta prendendo avvio una collaborazione con il Museo ebraico di Roma che porterà, nel 2018 o al massimo nel 2019, all’organizzazione di una grande mostra sugli antichi tessuti rituali che lo stesso ha raccolto e catalogato all’interno del progetto delle “Antiche Mappot”, presentato nelle scorse settimane agli Uffizi. Una collaborazione che, ci spiega Schmidt, si estenderà poi ad altre realtà e ad altri musei ebraici d’Italia.
“È da tanto – racconta il direttore – che avevo intenzione di affrontare questo tema e di costruirci attorno qualcosa di importante. Con Alessandra Di Castro, direttrice del Museo ebraico di Roma, avevamo intavolato una discussione proficua in tal senso tempo fa. Allora lavoravo a Minneapolis, dove curavo una sezione del locale Institute of Art: l’idea era di portare i tessuti negli Stati Uniti, metterli in dialogo con la nostra collezione di Judaica che avevo contribuito ad ampliare. Un progetto che ha trovato finalmente questo nuovo sbocco, in un luogo così significativo per la cultura italiana e mondiale. Una cultura che, ci tengo a ricordare, è fortemente intrisa di valori e storia ebraica”.
La mostra, annuncia Schmidt, sarà collocata nella nuova Aula Magliabechiana da poco inaugurata. Oggi dedicato all’arte “recuperata”, con un forte richiamo ai tesori scovati dalle forze dell’ordine dopo la razzia nazista, l’ampio spazio espositivo ospiterà di volta in volta mostre temporanee di notevole significato e richiamo. Come quella sui tessuti ebraici, che per il direttore è tipicamente “win-win”. Nel senso che a guadagnarci sono entrambi i partner: i musei e le realtà ebraiche coinvolte, che otterranno una vetrina prestigiosa come poche altre al mondo; ma anche gli Uffizi, che avranno la possibilità di valorizzare i tessuti in tutta la loro unicità e bellezza. “Una sfida decisamente stimolante. Anche perché, per il grande pubblico, si tratta di una narrazione in larga parte inedita” sottolinea Schmidt.
mappot-1L’incontro con il mondo ebraico non è una novità. Una passione che nasce da lontano e che Schmidt ha sempre coltivato, sia nel corso dei suoi studi che nei diversi incarichi svolti in Italia, Inghilterra e Stati Uniti. Il tutto anche attraverso un intenso lavoro di raccordo con i direttori dei musei israeliani. “È un mondo all’avanguardia sotto tanti punti di vista, specie per quanto riguarda il contemporaneo. Non è propriamente il mio campo, ma lo seguo con grande attenzione. Perché l’arte è anche linguaggio, comunicazione, capacità creativa. Requisiti indispensabili – sottolinea il direttore – anche per un museo come il nostro”.
Da qui la convinzione che i musei debbano avere una centralità sempre maggiore nella trasmissione di messaggi condivisi e profondi. L’argine forse più solido contro la barbarie. “È una necessità impellente, purtroppo. Gli scenari attorno a noi sono infatti sempre più foschi e incerti. Oltre al terrorismo islamico, che sarà sempre più presente nelle nostre vite, c’è un terribile vento d’odio che spira da destra. Penso all’Austria, dove si è corso un rischio enorme appena poche settimane fa. Ma anche alla mia Germania, dove gruppi neonazisti tornano protagonisti della scena politica e dove intere regioni virano sempre più verso l’estremismo e il populismo. Per questo c’è un gran bisogno che l’arte unisca e coinvolga tutti i popoli. Oggi più che mai – afferma Schmidt – dobbiamo irradiare il mondo con la bellezza”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

LA MOSTRA

L’archivio tessile del Museo ebraico di Roma protagonista al Museo degli Uffizi a Firenze. Nel 2018, al massimo nel 2019, si terrà infatti una grande mostra dedicata alle “Antiche mappot romane” fortemente voluta sia dalla direttrice del Museo ebraico Alessandra Di Castro che dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt (foto a sinistra). Un’iniziativa di ampio respiro presentata negli scorsi giorni insieme al volume “Antiche mappot romane” curato da Doretta Davanzo Poli, Olga Melasecchi e Amedeo Spagnoletto.
“Quella che si sta realizzando è un’alleanza strategica con una delle più gloriose istituzioni culturali al mondo” sottolinea con orgoglio Gianni Ascarelli, assessore comunitario al Museo e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Ci sono due aspetti in particolare che mi preme rilevare. Il primo – osserva Ascarelli – è che questi tessuti, risalenti all’epoca del Ghetto, attestano i rapporti stretti intessuti dalla Comunità ebraica romana con altre realtà ebraiche, in Italia e in Europa. Rappresentano quindi una testimonianza preziosa sul fatto che, contrariamente a quello che alcuni credono, l’ebraismo italiano è sempre stato un mondo aperto e inclusivo, mai chiuso in se stesso”. Un contributo fondamentale, aggiunge Ascarelli, “anche per riflettere sul tema dell’integrazione, decisamente attuale”.
Significativo l’impegno degli Uffizi anche sul tema della Memoria. A ridosso del 27 gennaio, annuncia Schmidt a Pagine Ebraiche, sarà infatti realizzato un omaggio dedicato a Giorgio Castelfranco, illustre storico e critico dell’arte del Novecento che subì l’infamia delle Leggi Razziali e delle persecuzioni e che fu tra i protagonisti dell’azione di recupero delle opere sottratte dai nazisti ai legittimi proprietari.

(Pagine Ebraiche gennaio 2016)