Anis Amri, la domanda aperta
Un terrorista in grado di avere una rete di complicità in Italia oppure uno sbandato che dopo aver colpito a Berlino viene abbandonato a se stesso? “Gli inquirenti, a una settimana dall’uccisione di Anis Amri, 24 anni, ancora non sono venuti a capo di questo rebus” scrive La Stampa.
“Sono in corso indagini sulle quali non posso dire nulla per evidenti ragioni. Posso solo dire che sono in corso indagini importanti” ha affermato il ministro dell’Interno Marco Minniti al riguardo.
L’argomento è stato trattato anche nel corso della conferenza stampa di fine anno dal Primo ministro Paolo Gentiloni. “Non risulta – le sue parole, in risposta alla domanda di un giornalista – che Amri avesse in Italia reti particolari. Risulta invece che due poliziotti italiani, reagendo ad un suo colpo di pistola, hanno individuato un terrorista che aveva colpito in Germania. Occorre darne atto alle nostre istituzioni senza con questo eccedere in compiacimento”.
È stato intanto espulso dall’Italia un tunisino di 23 anni, residente a Edolo (Brescia) e in odore di Jihad. Il giovane espulso, spiega il Corriere, è entrato nei radar della polizia per propaganda jihadista in rete, “ma era anche in contatto con un marocchino che viveva nei dintorni di Milano e si è poi arruolato con l’Isis”.
Come ha spiegato il ministro Minniti, “aveva ricevuto indicazioni di compiere attentati in Italia simili a quelli in Francia e in Belgio”.
Sul tema dell’accoglienza ai profughi, ampio intervento di Milena Gabanelli sul Corriere. “Gli sbarchi sono quotidiani – si legge – e il numero di disperati destinati a restare in Italia cresce: senza documenti in regola, dalle frontiere verso il nord Europa, non si passa più. Nel mondo ideale se ne uscirebbe fermando guerre e persecuzioni, in quello reale si negozia e basta, mentre milioni di disperati fuggono dai bombardamenti, e altrettanti in cerca di lavoro”.
Si interroga la giornalista: “L’Italia ha proposto all’Europa il ‘migrant compact’, che vuol dire: aiutiamoli creando occupazione a casa loro. Ma chi va a investire in Africa se non vede un ritorno economico?”.
Sul Foglio, un’intervista allo scrittore olandese Leon de Winter, che definisce la risoluzione 2334 delle Nazioni Unite sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania “l’ultimo tentativo dei progressisti occidentali di incolpare gli ebrei per le crisi esistenziali del mondo islamico”.
Sul Tempo, una fotonotizia dedicata all’accensione pubblica della Chanukkiah organizzata ieri dall’Ospedale Israelitico. Nell’immagine l’intervento del presidente del Cda Bruno Sed.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(30 dicembre 2016)