Coerenza e credibilità

anna segreA proposito della risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su questo notiziario abbiamo già letto uno spettro di opinioni molto variegate. E come sempre c’è chi lo ha criticato per aver dato troppo spazio a chi non apprezza l’attuale governo israeliano. Per par condicio mi permetto per una volta una critica di segno opposto: siamo sicuri che il modo più neutrale per dare una notizia sia citare, seppure tra virgolette, il commento del primo ministro israeliano o dall’ambasciatore di Israele all’Onu? Siamo sicuri che titoli come “Mentre in Siria ci sono i massacri le Nazioni Unite si occupano d’Israele” o “All’Onu, l’ennesima vergogna. Prenderemo provvedimenti” sul portale di informazione edito dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non vengano percepiti come la posizione ufficiale dell’ebraismo italiano? O forse era proprio questa l’intenzione? In tal caso devo dire che questa scelta (se era voluta) mi spaventa un po’. Un conto è dire che gli ebrei italiani sono solidali con Israele, un altro è dire che gli ebrei italiani fanno propria in modo acritico qualunque opinione il governo israeliano in carica intenda esprimere. Nel caso specifico, poi, vedo alcuni problemi che mi sembrano meritare una riflessione.
Prima di tutto, mi sembra che le reazioni ostili contro Obama siano state davvero un po’ troppo sopra le righe. Ammettiamo pure che la sua scelta di non porre il veto sia stata una ripicca personale contro Netanyahu, ammettiamo pure che una risoluzione contro gli insediamenti israeliani mentre in tutto il resto del Medio Oriente infuriano guerre, stragi, bombardamenti, persecuzioni e genocidi possa suonare paradossale. Questo non ci autorizza a bollare come antisemita un Presidente Usa votato per due volte da una schiacciante maggioranza degli ebrei americani. O, per lo meno, questa può essere l’opinione personale di qualcuno ma non può apparire come la posizione ufficiale dell’ebraismo italiano. Stiamo parlando di quegli stessi Stati Uniti che due mesi fa, insieme a cinque Paesi dell’Unione Europea (Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito) si opponevano alla famigerata risoluzione Unesco (quella sì, a mio parere, davvero antisemita nella sua volontà di negare le radici storiche dell’identità ebraica) mentre l’Italia si asteneva.
Tra pochissimi giorni l’Italia entrerà a far parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Come avrebbe votato se la risoluzione fosse stata proposta una settimana dopo? Sarebbe stata l’unica a votare no davanti a 13 sì e all’astensione americana? Assolutamente improbabile, ed è ancora più difficile immaginare che con un altro governo il nostro Paese potrebbe assumere posizioni più favorevoli a Israele. E se nel corso del 2017 fosse proposta un’altra risoluzione del genere? Due mesi fa la Presidente dell’Unione ha preso una posizione ferma e decisa ed è stata ascoltata (anche se troppo tardi) perché le sue critiche alla risoluzione Unesco e all’astensione italiana erano motivate e coerenti. Sulla questione degli insediamenti saremmo in grado di esprimere opinioni altrettanto coerenti? Possiamo andare in giro per dibattiti e trasmissioni televisive a bollare come antisemita chiunque si permetta di auspicare lo sgombero di qualunque insediamento, anche costruito contro la legge israeliana e su terre sottratte ai legittimi proprietari? Dobbiamo dire che Israele vuole i due stati anche se sappiamo bene che una parte consistente dell’attuale maggioranza di governo non li vuole affatto? E se andiamo in giro a sostenere che Israele è a favore dei due stati come possiamo difendere il diritto di creare un numero indefinito di insediamenti in quello che dovrebbe in prospettiva diventare lo Stato palestinese? E infine: come possiamo difendere i nostri diritti come cittadini e come minoranza in Italia se non siamo pronti a difendere con altrettanta fermezza i diritti delle minoranze in Israele?

Anna Segre

(30 dicembre 2016)