Sei nomi, sei pietre per MilanoLe prime Stolpersteine in città
In corso Magenta 55 da oggi i milanesi “inciamperanno” sul sampietrino d’ottone dedicato ad Alberto Segre, deportato il 30 gennaio 1944 insieme alla figlia Liliana ad Auschwitz. Liliana, allora 13enne, riuscirà a sopravvivere all’orrore, non così il padre morto il 27 aprile 1944. Una data che oggi è scolpita nella pietra d’inciampo – il piccolo monumento alle vittime della Shoah ideato dall’artista tedesco Gunter Demning – di corso Magenta, assieme al nome di Alberto e alla sua data di nascita (12 dicembre 1899). Lì dove un tempo viveva con la figlia.
Ad apporre la pietra, l’artista assieme a Liliana Segre, voce fondamentale tra i Testimoni della Shoah, e al sindaco di Milano Giuseppe Sala. Durante la breve cerimonia il sindaco ha sottolineato l’impegno della città per la Memoria e nel corso della giornata sono state apposte altre pietre in ricordo di Gianluigi Banfi (via dei Chiostri 2), Adele Basevi Lombroso (Via Vespri Siciliani 71), Dante Coen (Via Plinio 20), Melchiorre De Giuli (Via Milazzo 4) e Giuseppe Lenzi (Via Spontini 8). L’obiettivo del comitato per le pietre d’inciampo di cui fanno tra gli altri la Comunità ebraica di Milano, la Fondazione Memoriale della Shoah – rappresentata oggi dal vicepresidente Roberto Jarach – e il Centro di Documentazione ebraica contemporanea è quello di di posare da 12 a 24 pietre ogni anno per i prossimi cinque anni.
d.r. @dreichelmoked
(19 gennaio 2017)