La testimonianza di Schoenheit:
“Ecco come mi sono salvato”
Nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria, la Comunità ebraica di Bologna è riuscita a coinvolgere questa mattina oltre 800 studenti dei licei Galvani, Minghetti, Fermi, Righi, Copernico, Sabin, Laura Bassi e Arcangeli che, nell’aula magna Santa Lucia, hanno ascoltato la testimonianza del sopravvissuto ferrarese alla Shoah Franco Schoenheit.
Un’iniziativa organizzata dalla vicepresidente della Comunità ebraica, Deborah Romano Menasci, e che ha visto sul palco il presidente Daniele De Paz, il rabbino capo Alberto Sermoneta, il sindaco Virginio Merola e il prorettore per la ricerca Antonio Rotolo.
“Siamo stati deportati nei campi in tre, mio padre, mia madre e io, e in tre siamo tornati: forse l’unica famiglia al mondo ad avere avuto questa fortuna” ha ricordato Schoenheit nella sua emozionante testimonianza ai ragazzi.
A comporre la famiglia il padre Carlo, agente di commercio e cantore nella più antica sinagoga delle città; la madre Gina maestra nella scuola elementare ebraica; e Franco stesso, uno studente che ha undici anni quando è costretto nel ‘38 a lasciare la scuola media pubblica.
Segue un periodo di seminormalità: a differenza dei professionisti che subito vengono privati della possibilità di esercitare il loro mestiere, Carlo può continuare a vendere nelle campagne e Gina a insegnare. Il 9 settembre 1943 arrivano i tedeschi e un gran numero di ebrei lascia la città di Ferrara.
Gli Schoenheit non scappano e continuano a viverci come se nulla fosse. L’arresto è inevitabile: prima Carlo, quindi il resto della famiglia.
La prima tappa è Fossoli. Nell’agosto del ‘44 la famiglia Schönheit è tra le ultime a essere deportata: i due uomini della famiglia a Buchenwald, Gina a Ravensbrück. Franco allora ha diciassette anni.