Polonia, la visita dell’ambasciatore
“Proiettati al futuro, insieme a voi”
Un dialogo aperto che non ha risparmiato questioni molto delicate e complesse. Un confronto avviato per conoscersi più in profondità e oltre i cliché. Non ha tradito le attese la visita dell’ambasciatore polacco a Roma, Tomasz Orlowski, ospite del Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per parlare, su invito della Presidente Noemi Di Segni, del paese che rappresenta, della sua relazione con il passato, del presente politico, del futuro da costruire.
Dalla Memoria della Shoah ai rapporti con lo Stato di Israele, dalla risoluzione della crisi dei migranti alla difesa dell’unità europea. Numerosi i temi affrontati dall’ambasciatore Orlowski, che ha risposto a diverse domande dal pubblico.
“Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto nei 27 anni che sono passati dal crollo del comunismo. Sia nel rapporto con la comunità ebraica, che ha dato alla Polonia tanti illustri uomini di cultura, sia nell’amicizia sempre più stretta che è stato possibile costruire con il governo di Israele. Certamente resta ancora molto da fare, ma la mia sensazione è che debbano esserci diversi motivi di soddisfazione nel nostro bilancio. Abbiamo preso la strada giusta, anche nella lotta all’antisemitismo. La mia valutazione è che quest’ultimo fenomeno, particolarmente odioso e insidioso, non sia oggi più intenso che in altri paesi d’Europa. Non possiamo avere la pretesa di debellarlo del tutto, perché sarebbe utopia. Ma con lo sforzo di tutti – ha esordito il diplomatico – possiamo renderlo sempre più marginale”.
Sulle responsabilità polacche nella Shoah, tema che è stato evocato in alcune domande, l’ambasciatore Orlowski ha invitato a “non criminalizzare un intero popolo, ma a giudicare i singoli individui”. Non andrebbe sottostimata la pratica della delazione, ma allo stesso tempo andrebbero maggiormente valorizzate, la sua riflessione, “le storie e le vicende di chi, a rischio della vita, compì atti di eroismo”.
Un momento di svolta sul tema della Memoria, ha quindi aggiunto, andrebbe visto nella visita di papa Giovanni Paolo II ad Auschwitz-Birkenau nel 1979. “Ancora non ce ne rendiamo conto fino in fondo – ha detto Orlowski – ma le parole di un papa nato in Polonia, in quel luogo d’orrore, in quel preciso momento storico, hanno avuto un impatto fondamentale”.
Sul tema dell’immigrazione, l’ambasciatore si è invece detto favorevole a un rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione Europea e ha espresso alcune perplessità sul piano di ricollocamento dei profughi. “La crisi dei migranti è l’argomento di cui più si parla e come tale richiede lucidità e iniziative adeguate da parte dei governi. Il mio paese è pronto a fare la sua parte, certamente non si sottrarrà. Temo però che il progetto di ricollocamento, così come è strutturato, non sia la soluzione migliore. Rischia infatti di rappresentare un invito all’immigrazione, in assenza di paletti e regole certe. Su questo – la sua valutazione – penso sia importante riflettere”.
Per quanto riguarda i rapporti diplomatici con i singoli Stati, Orlowski ha quindi posto l’accento sull’asse di collaborazione avviato con la Germania (“Oggi, dopo tante ferite, sentiamo di essere parte dello stesso destino” le sue parole) e ha voluto sottolineare come non sia pensabile uno scenario internazionale stabile senza un ruolo di primo piano riservato agli Stati Uniti. “Nessuna crisi, nessuno scenario di tensione, è stato mai risolto in Europa senza l’intervento di Washington. Il mio invito – ha concluso, rivolgendosi alla platea – è a guardare con fiducia ai mesi che ci aspettano”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(7 febbraio 2017)