In ascolto – Dedica alla natura

milanoQuesta settimana si festeggia Tu Bishvat, il capodanno degli alberi e, come ho già fatto in occasione di altre feste, non mi limiterò a consigliare l’ascolto di una sola canzone, ma di alcune che non necessariamente appartengono al repertorio tradizionale ebraico. Quella che segue non vuole essere una playlist per Tu Bishvat, ma una celebrazione in musica degli alberi e della natura, che segue un percorso particolare e attraversa geografie e culture diverse.

Ilan, il testo è tratto dal Talmud, trattato Ta’anit5b, la musica è di Yochanan Shapiro. La pronuncia è quella tipica ashkenazita dell’Est Europa, piuttosto diversa da quella dell’ebraico israeliano. Sulla canzone è stata creata una coreografia che esprime, attraverso i movimenti delle braccia, la crescita dei rami degli alberi. I versi dicono: “Albero, oh albero, come ti benedirò? Con un dolce frutto? Il tuo frutto è già dolce… Con un’ombra piacevole? Hai già un’ombra piacevole. Facendo scorrere l’acqua ai tuoi piedi? Ce l’hai già. Io ti benedirò affinché tutti gli alberi che da te nasceranno, saranno come te”.

Hamisha Asar, di Flory Jagoda, chitarrista, compositrice e cantante, nata a Sarajevo da genitori ebrei, conosciuta soprattutto per il grande tesoro di canti sefarditi che ha raccolto nel suo album “Kantikas di mi nona”. In Hamisha Asar descrive i ragazzini della sua terra natia, che passano di casa in casa con una cesta colorata in cui raccolgono i quindici frutti per festeggiare Tu Bishvat.

Di Verbe – Il Salice; fu scritta in ebraico dal poeta Haim Nachman Bialik con il titolo originale di “Non di giorno né di notte” nel 1908 e tradotta in yiddish in diverse versioni. La musica, di autore sconosciuto, ha richiami alle melodie russe e oggi la ascoltiamo nella versione di una giovane Chava Alberstein che si accompagna con la chitarra:

The Garden, una breve filastrocca che narra la creazione del mondo, la luce e il buio, la pioggia e il vento, il giardino di Eden e il suo magnifico albero della vita. Bobby McFerrin fa le acrobazie vocali e rende speciale questa semplice melodia dedicata alla natura e guarda con simpatia all’epilogo della vicenda biblica: “They were moanin’, They were cryin’, But there still is a glimmer in the big man’s eye”:

Fields of Gold, uno dei più grandi successi di Sting che oggi ascoltiamo nell’emozionante versione in duo con l’israeliana Noa. La linea melodica è davvero bella, l’andamento è dolce e quando il testo dice “Will you stay with me, will you be my love among the fields of barley?” torna alla mente la storia di Ruth e Boaz, oppure quel campo di grano che fluttua nella poesia di Ronny Someck.

Maria Teresa Milano

(9 febbraio 2017)