Israele, razzi su Eilat dal Sinai
Almeno tre razzi, lanciati dal Sinai contro la città di Eilat, a sud di Israele, sono stati intercettati ieri sera dal sistema antimissilistico israeliano Iron Dome. Come riporta La Stampa, “non ci sono danni né feriti anche se la popolazione ha vissuto momenti di paura per le sirene che hanno suonato l’allarme”. A rivendicare l’attacco il gruppo Ansar Bait al-Maqdis, ovvero la branca egiziana dell’Isis, che da tempo opera nel Sinai.
Legge sugli insediamenti, dibattito aperto. L’approvazione da parte di Israele della Legge di Regolamentazione legata agli insediamenti israeliani in Cisgiordania continua ad essere oggetto di dibattito anche sui quotidiani italiani. Il Foglio mette a confronto le opinioni di Nahum Barnea, decano dei giornalisti israeliani, e Israel Harel, firma del giornali progressista Haaretz nonché tra i fondatori dell’insediamento di Ofra. “La domanda non è se queste case siano legali, ma un’altra: annettiamo i territori o ci ritiriamo? – l’interrogativo che pone Barnea in riferimento agli insediamenti – Non puoi lasciare che gli israeliani ci vadano a vivere mantenendo i territori sotto un regime di occupazione militare”. Per la firma di Yedioth Ahronoth, una strada è dunque l’annessione della totalità dei territori, che comporterebbe “di dare la cittadinanza israeliana a due milioni di palestinesi. Attualmente i palestinesi vivono sotto una autonomia’, ma con l’esercito che controlla i territori. Questo non può continuare all’infinito. L’annessione sarebbe la nascita di uno stato unico”. Per Harel invece “Dobbiamo annettere soltanto le zone dove ci sono gli insediamenti. Poi, un giorno, si concretizzerà l’opzione giordana’: la monarchia di Hussein si trasformerà in una repubblica a maggioranza palestinese e creeremo un corridoio con la Cisgiordania”. Secondo lo scrittore David Grossman, intervistato da Repubblica, la norma oggetto di dibattito è contraria alla legge israeliana e a quella internazionale e “tutti quelli che sono stati parte di questa decisione primo o poi ne pagheranno conseguenze pesanti”. Dalle pagine dell’Unità il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat accusa Gerusalemme di non volere la pace.
L’ultradestra si riunirà a Genova. Il contestato convegno previsto per sabato a Genova con protagonisti i leader dell’ultradestra europea si terrà. Un’iniziativa inquietante contro cui da subito si sono levate voci istituzioni, anche ebraiche, per chiedere che venga bloccata. Gli organizzatori invece fanno sapere che la “conferenza Apf Alliance Alliance For Peace and Freedom è stata anticipata alle 16, in un hotel di a Genova, ma la location per ora rimane top segret everrà rivelata solo oggi per motivi di pubblica sicurezza”. La Questura, scrive Repubblica Genova, dice di non sapere nulla, che addirittura non è arrivata alcuna conferma”. La Digos avrebbe incontrato alcuni gruppi locali del movimento neofascista, invitandoli a desistere dall’organizzare a Genova la manifestazione. “Dal mondo politico, passando all’Anpi e ai sindacati, si è levato un coro di proteste e sono preannunciate manifestazioni che richiamano l’attenzione sul problema sicurezza”.
Torino, a confronto sull’estremismo. Il fenomeno della “radicalizzazione” e della diffusione dell’estremismo violento è al centro di un percorso che l’Anpi e la Comunità islamica torinese hanno avviato per confrontarsi con le altre comunità religiose, nell’intento di comprendere le origini di questa “malattia sociale” e di individuare possibili rimedi e forme di prevenzione. Questa sera alle 21 la Comunità ebraica ospita il secondo degli appuntamenti in programma, coordinato da Andrea Giorgis, dal titolo “Insieme”. A intervenire, tra gli altri, il rabbino capo della città Ariel Di Porto (Repubblica Torino).
Scontro Warren-Trump. I quotidiani italiani (Repubblica e Foglio, tra gli altri) riportano del caso avvenuto nelle scorse ore negli Stati Uniti in cui la senatrice democratica Elisabeth Warren è stata costretta al silenzio mentre faceva il suo intervento contro la nomina di Jeff Sessions a procuratore generale firmata dal presidente Usa Donald Trump. Warren stava leggendo la lettera scritta da Coretta Scott King, la vedova di Martin Luther King, nel 1986 in cui accusava Sessions, allora procuratore dell’Alabama, di razzismo. Attraverso un inusuale formula i senatori repubblicani hanno costretto al silenzio la Warren ma l’iniziativa, sottolineano i quotidiani, si è rivelata un boomerang facendo diventare la senatrice “la paladina del freespeech”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(9 febbraio 2017)