L’ambasciatrice Usa all’Onu:
“Favorevoli ai due Stati”
“Gli Usa sostengono ancora la soluzione dei due Stati per il negoziato tra israeliani e palestinesi. Stiamo solo cercando di pensare fuori dagli schemi, per vedere se esistono altre strade da percorrere per arrivare alla pace”. Parole di Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, che ha parzialmente corretto la percezione emersa dall’incontro alla Casa Bianca tra Trump e Netanyahu. Ieri mattina il Consiglio di Sicurezza Onu, come riporta tra gli altri La Stampa, ha tenuto la riunione sulla situazione in Medio Oriente (che viene convocata ogni mese). All’uscita Haley, parlando con i giornalisti, ha affermato: “Sono nuova qui, ma questa riunione mi ha colpito in negativo. Con tutto quello che succede al mondo, dai missili della Corea del Nord a quelli iraniani, dalla Siria all’Isis, noi dobbiamo incontrarci ogni mese per attaccare Israele?”.
Il vertice di Washington continua ad essere oggetto di riflessioni e approfondimenti. L’ex ambasciatore Roberto Toscano, tra i più critici, su Repubblica scrive: “Se i palestinesi diventassero tutti cittadini di Israele lo Stato sarebbe anche loro, e la cittadinanza, una cittadinanza a pieno titolo, non potrebbe essere legata a una religione. A meno di non volere immaginare una sistematica apartheid o una pulizia etnica dei palestinesi, abbandonare l’idea di uno Stato palestinese vorrebbe dire avviarsi verso la fine di uno Stato ebraico”.
Sulla Stampa ci si sofferma invece su un altro tema, più nascosto ma comunque centrale. “C’è una parola – viene scritto – che non è stata pronunciata nella conferenza stampa alla Casa Bianca di Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Ma ha tenuto banco nell’incontro fra i due leader. Golan. Netanyahu ha chiesto a Trump di riconoscere l’annessione israeliana. Una richiesta impegnativa, un passo difficile, molto di più dell’eventuale spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme o del riconoscimento degli insediamenti”.
Dice al Foglio l’ex comandante di brigata israeliano Giora Eiland: “Oggi nessuno, né gli israeliani né i palestinesi, potrebbero accettare quella soluzione così come fu delineata da Bill Clinton a Camp David. Israele ad esempio non può accettare che da Gaza alla Cisgiordania non ci sia la nostra presenza. Trump ha detto che accetta ‘altro’. Bene. Ma cosa? Fra la soluzione dei due stati e un solo stato binazionale ci sono numerose alternative. L’apertura americana consente di immaginarle”.
Secondo l’Unità Trump avrebbe “gran parte degli ebrei americani contro di lui”.
“Valdesi, ebrei, gente di ogni religione o senza religione, italiani e stranieri, di qualsiasi orientamento, cultura, condizione. Lo spirito di una serata nata per celebrare una ricorrenza cara a una comunità religiosa, ma subito diventata molto altro: un appuntamento di libertà, il ricordo di una battaglia non ancora terminata”. La Stampa racconta così il falò organizzato in Piazza Castello a Torino nell’anniversario della concessione delle Lettere Patenti alla minoranza valdese. Iniziativa che si è svolta per la prima volta nella città piemontese e che ha visto il coinvolgimento della Comunità ebraica. Dal palco il presidente Dario Disegni, le cui parole sono riportate dal quotidiano, ha voluto condividere con i presenti il seguente messaggio: “Il nostro impegno civile è di lottare perché nella nostra società venga garantita piena uguaglianza di diritti indipendentemente dal credo, dagli orientamenti sessuali, dalle convinzioni politiche. In particolare a chi fugge da guerre e regimi totalitari”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(17 febbraio 2017)