Uniti contro l’odio
Due attivisti musulmani statunitensi hanno lanciato martedì una campagna di crowdfunding per riparare lo storico cimitero ebraico di St. Louis, in Missouri, vandalizzato nel weekend da anonimi. L’iniziativa dal nome “Muslims Unite to Repair Jewish Cemetery” in meno di tre ore ha raggiunto il suo obiettivo di 20.000 dollari, e gli organizzatori hanno assicurato che il ricavato in più verrà utilizzato per aiutare gli altri centri ebraici colpiti nel resto degli Stati Uniti. Anche il Council on American-Islamic Relations ha offerto 5.000 dollari affinché le autorità possano riuscire ad arrestare i colpevoli. Da gennaio oltre 54 centri ebraici hanno subito minacce e sono stati momentaneamente evacuati, altri attacchi di natura antisemita e perpetuati da gruppi legati all’estrema destra si sono verificati in tutto il paese, e non poche organizzazioni ebraiche hanno collegato l’emergere del fenomeno all’elezione di Donald Trump e al suo rapporto con personaggi dell’Alt-right.
Come effetto collaterale, la nuova presidenza ha unito più volte sullo stesso fronte molti ebrei e musulmani in risposta agli attacchi xenofobi – a Victoria, in Texas, la comunità ebraica cittadina ha offerto la propria sinagoga ai musulmani ivi residenti, dopo che questa è stata distrutta da un incendio doloso – o per protesta al provvedimento che vietava l’ingresso di cittadini provenienti da sette paesi islamici. Il Time of Israel, riporta che una delle due organizzatrici dell’iniziativa, Linda Sarsour, è palestinese e, oltre che “critica” nei confronti di Israele, sostenitrice del BDS. Forse si potrebbe argomentare maliziosamente che quella di Sarsour non sia altro che una mossa politica per dimostrare che l’antisionismo e l’antisemitismo sono due fenomeni differenti e contrapposti, io però preferisco interpretare questa circostanza con l’idea che il mondo è sempre più complesso e sfuggente di quanto si pensi.
Francesco Moises Bassano
(24 febbraio 2017)