Oltremare – Rituale

fubiniNoi ebrei siamo degli esperti mondiali in fatto di rituale, dai riti religiosi quotidiani a quelli settimanali, annuali, alle cose che si fanno anche solo una volta nella vita e pur sempre devono seguire quel rituale scritto centinaia quando non migliaia di anni fa. Non c’è unanimità presso i filosofi e gli storici se questa ritualizzazione sia ciò che ci rende eterni, o se sia la ragione fondante del peggiore antisemitismo, e forse è tutte e due le cose. Si fa presto ad aver paura di un gruppo di persone che compie ciclicamente azioni poco comprensibili ai più, come la cottura di pani non lievitati prima di Pesach, o levatacce in piena notte per andare a cantare le selichot prima di Kippur. Si dice che non si dovrebbe aggiungere ai rituali già stabiliti, ma sfido chiunque, ebrei e no, a dichiararsi privo di riti personali, dati dall’abitudine o prodotti consapevolmente. E di recente mi sono accorta di aver prodotto il mio piccolo, personalissimo rito della scrittura dell’Oltremare.
Ogni domenica, primo giorno di lavoro della settimana, al ritorno dall’ufficio mi siedo sull’autobus e richiamo alla memoria il tema cui ho pensato durante il weekend. Sul cellulare apro un nuovo QuickMemo, un programma di scrittura su cui scrivo la lista della spesa, idee geniali, e appunto, l’Oltremare. Quando arrivo verso le 200 parole, due terzi della lunghezza usuale, di solito sono a destinazione. Mi mando il testo via email e una volta a casa dalla posta trasferisco su di un foglio word nuovo, dove posso contare parole o battute. Finisco di scrivere, copio ed incollo di nuovo sulla posta elettronica, e mando in redazione. In nessuno di questi passaggi ho il correttore dell’italiano; in due su tre non ho accenti e la punteggiatura è un’astrazione in fuga sulla tastiera. Nel mio caso, la creazione del rituale ha molto a che vedere con l’adattarsi a un luogo in cui si parla e scrive una lingua che ha un altro alfabeto. E anche se ci sarebbero mille modi per semplificarlo, è il mio rituale e guai a chi me lo tocca.

Daniela Fubini, Tel Aviv Twitter d_fubini

(6 marzo 2017)