melamed, opinioni – Contro i lavoretti, onestà
È qualcosa che molti genitori pensano, ma in pochi ammettono apertamente: i lavoretti fatti dai bambini a scuola sono brutti. La ragione per cui nessuno dice niente, oltre ovviamente il desiderio di non offendere i ragazzini, è che si tende a credere che se non altro questi lavoretti abbiano uno scopo educativo, come sviluppare le capacità manuali, la progettualità, e magari anche il senso estetico. In realtà, sostiene l’educatrice Erika Christakis, la maggior parte dei lavoretti non servono a niente.
Christakis, che fino a poco tempo fa insegnava scienze dell’educazione della prima infanzia a Yale e collabora con varie testate americane, ha pubblicato un libro intitolato The Importance of Being Little: What Preschoolers Really Need From Grownups. Il saggio si concentra, come suggerisce il titolo, sull’età delle scuole materne e contiene un capitolo dedicato alla questione dei lavoretti: lo ha riassunto Melissa Dahl, in un articolo per la sezione scienze del New York magazine. Christakis in particolare critica i lavoretti più classici, una tipologia nota anche ai genitori italiani, omini di neve fatti con batuffoli di cotone e coniglietti pasquali assemblati con piatti di carta, scrivendo che «non si tratta di qualcosa che un bambino piccolo può concepire o realizzare di suo».
«Queste attività, sostiene, mettono troppa enfasi sul prodotto – ovvero, qualcosa da appendere sul frigorifero di mamma e papà, e troppo poco l’accento sul processo creativo», riassume Dahl. «In questa fase del loro sviluppo, i bambini hanno bisogno di fare ciò che vogliono con i colori, la creta o i pastelli; non traggono molto beneficio, d’altro canto, dall’assemblare dei pezzi di cartoncino precedentemente tagliati dai loro insegnanti». Un altro problema sta poi nel fatto che queste attività a volte risultano frustranti per gli stessi bambini, che sono in grado di capire che i loro lavoretti, nella pratica, non vengono bene come nel progetto.
(17 marzo 2017)