“Bologna, uno sguardo al futuro”
“Difendere l’immenso patrimonio di cui l’ebraismo italiano è custode, ma anche lasciare un nuovo segno, creare qualcosa, farsi percepire come un soggetto attivo nella società è la sfida su cui abbiamo deciso di investire risorse ed energie, perseguendo l’idea che così come i luoghi della storia hanno grande valenza identitaria, anche gli spazi della contemporaneità possono farci sentire fortemente radicati ad una Comunità e a una cultura dalla tradizione viva”:
Si apre con le parole del Presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz l’emozionante cerimonia di inaugurazione del nuovo Tempio piccolo di Bologna. Una giornata di festa e allo stesso tempo di rinnovamento che è stata rivolta all’intero ebraismo italiano, rappresentato oggi nelle sue molteplici sfaccettature, dalle vecchie come dalle nuove e nuovissime generazioni (particolarmente numerose in sinagoga).
Intitolato alla memoria di Renzo Yedidià Soliani, presidente della Comunità ebraica negli anni Sessanta, la sinagoga è oggi protagonista con la cerimonia e con le diverse iniziative, pensate anche per i bambini, in programma nel pomeriggio.
“L’inaugurazione di una nuova sinagoga è nella sua essenza e forse anche rarità un evento storico e di grande gioia, ed è la manifestazione tangibile della nostra voglia di guardare al futuro. Ancor più commovente – afferma Noemi Di Segni, Presidente UCEI – è inaugurare, o meglio reinaugurare, un luogo che già esisteva, tanto antico, che oggi comincerà a rivivere”.
Osserva inoltre Dario Disegni, Presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, il cui intervento conclude la prima parte dell’evento: “La conoscenza dell’altro, del diverso, è il miglior antidoto ai tremendi di razzismo, antisemitismo e xenofobia, che oggi purtroppo tendono a propagarsi con crescente intensità nella nostra società. Questo luogo ci ammonisce quindi, da un lato, a rafforzare la nostra identità ebraica, dall’altro a costituire altresì uno spazio di incontro e di confronto con le altre componenti della società”.
È quindi rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna, a dare avvio alla cerimonia religiosa di inaugurazione. Al suo fianco i rabbini Giuseppe Momigliano, Adolfo Locci e Alberto Somekh, che assieme al rabbino capo estraggono i rotoli della Torah dall’Aron, l’armadio, per condividerli con l’intera Comunità e con i tanti presenti (tra cui il vicepresidente UCEI Giulio Disegni, l’assessore bolognese dell’Unione David Menasci, i consiglieri Vittorio Mosseri e Roberto Israel).
Quindi rav Sermoneta, rav Momigliano e rav Locci tengono alcune brevi lezioni su temi legati alla cerimonia odierna. Il rav Sermoneta ricorda l’importanza del minhag, gli usi e le tradizioni propri di una specifica Comunità; il rav Momigliano invita alla responsabilità di trovare il chesed, la bontà, che Dio ha dato in dono all’uomo; il rav Locci ripercorre l’evoluzione della figura del chazan, il cantore, dalla letteratura post-biblica ai tempi moderni.
Ad essere letto anche un messaggio di felicitazioni dell’ambasciatore israeliano Ofer Sachs.
(26 marzo 2017)