melamed, intervista – “In classe tutte le religioni”
Riconoscere e valorizzare le diversità, avendo per obiettivo «il diritto ad apprendere e la crescita educativa di tutti gli alunni». Di questo trattano le ultime 20 righe della sentenza del Consiglio di Stato che, previo via libera del Consiglio di istituto, autorizza la benedizione pasquale. Fatta salva la libertà di insegnamento, di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema scolastico, le scuole, si legge, «riconoscono e valorizzano le diversità». Che tradotto sono «tutte quelle iniziative che si rivolgono, piuttosto che alla generalità unitariamente intesa degli studenti, soltanto a determinati gruppi di essi, individuati per avere specifici interessi od appartenenze; per esempio di carattere etico, religioso o culturale, in un clima di reciproca comprensione, conoscenza, accettazione e rispetto. Oggi tanto più decisivo in relazione al fenomeno sempre più rilevante dell’immigrazione e della conseguente necessità di integrazione».
Rav Sermoneta, la sentenza potrebbe essere letta come uno spiraglio per introdurre un’ora di religione ebraica a scuola.
«Vorrei fare una premessa: gli ebrei non fanno proselitismo. Non bussiamo alla porta per propagandare il nostro pensiero meno che mai la nostra religione. Noi non ci proponiamo. Al contrario, apriamo le porte della nostra sinagoga a migliaia di studenti che vengono accompagnati nella visita da persone preposte che danno spiegazioni e rispondono a domande. Se ci invitano, noi andiamo. Anche a me è capitato di andare nelle scuole».
Che cosa le chiedono gli studenti?
«La mia origine: se provengo da Israele o se sono italiano. Vogliono sapere anche che lingua parliamo in casa. Ecco perché mi batto per far comprendere che un conto solo le mie origini italiane e un conto è la mia religione ebraica. In Italia gli ebrei vivono ormai da quasi due millenni e mezzo». La vostra idea è quindi di una scuola laica. «Certo, la scuola deve essere laica. E’ fondamentale. Noi ci impegniamo affinché questo accada. Ogni studente deve poter essere libero di studiare, in classe, la cultura islamica, cristiana o ebraica. La dimensione religiosa va affrontata, invece, nei luoghi deputati e ben differenti tra lori moschea, chiesa e sinagoga».
Quindi con l’attuale ora di religione, questo non sta accadendo?
«Sarebbe più corretto che ci fosse un’ora di Storia delle religioni, in cui si studia l’evoluzione delle tre religioni monoteiste, a cominciare dalle origini, in rapporto all’età degli studenti. Questo è più democratico e di certo più imparziale».
Qui viene il nodo: chi è deputato a mettersi in cattedra per questa lezione, visto che ora i docenti di religione sono assunti dallo Stato, ma devo avere ‘l’abitazione’ dalla Curia?
«Occorrono insegnanti formati con corsi specifici. E questo talvolta manca, purtroppo».
Che preparazione culturale hanno i ragazzi che vengono in sinagoga?
«Soprattutto quelli delle elementari, sono ben preparati; segno di un lavoro in classe attento e qualificato».
Ricapitolando, introdurre Storia delle religioni e in cattedra docenti con un titolo di studio specifico. «Occorrono insegnanti preparati che formino i ragazzi e educhino al rispetto verso gli altri. Per esempio per alcuni anni, in Emilia Romagna, il primo giorno di scuola era stato fissato in coincidenza con il Capodanno ebraico. Perché non ragionare anche su questo?».
Conoscere per rispettarsi.
«L’ignoranza genera razzismo».
pubblicato su Il Resto del Carlino
(31 marzo 2017)