Oltremare – Cinema italiano

fubiniSabato sera è iniziato da Tel Aviv il festival annuale del cinema italiano che da qui si espande questa settimana in tutta Israele, come sempre parallelo ed alternativo alle pulizie di Pesach. In sé è perfettamente logico che ci sia un festival che traghetta fino al di qua del mare ogni anno un certo numero di film italiani nuovi di zecca o quasi. Solo che poi, perfino italiani neo-israeliani come me, che son cresciuti a pane e cinema almeno dall’età della ragione, aprono il programma e annaspano in cerca di nomi ancora noti fra attori e registi e non sempre trovano appigli. Non perché i film che arrivano non siano di primo piano, anzi. Premi di Donatello a manciate, facce conosciute che stanno così a loro agio sul grande schermo che per forza in Italia devono essere famose. Semplicemente passano gli anni: i registi spuntano come funghi, e gli attori che quando si è lasciata l’Italia facevano ancora parti da post-adolescenti con la faccina da ragazzini improvvisamente sono padri di famiglia a loro volta alle prese con figli adolescenti, e certi punti di riferimento si perdono.
Poi c’è l’effetto filtro, quello per cui solo certi film attraversano i confini nazionali, e questo vale per ogni nazione. Qui arrivano anche film che magari in Italia hanno avuto successo più di critica che non di pubblico. Film a volte duri, di critica sociale, su crisi economica e criminalità. Anni fa ha campeggiato per lunghe settimane il “Capitale umano” di Virzì, cubitale sul lato vista piazza della cineteca di Tel Aviv. Anche “Reality” di Matteo Garrone ha tenuto bene. E di recente ha riempito le sale “Perfetti sconosciuti”, che fa finta di essere una commedia ma è a tratti terrificante. E passato il filtro, c’è l’effetto specchio: gli israeliani vedono i film italiani scelti al lumicino per arrivare fin qui, e subito chiedono, con la chutzpa classica: ma allora è vero che gli italiani sono tutti traditori? Eh, l’universale e il particolare son concetti poco pratici da spiegare in ebraico.

Daniela Fubini, Tel Aviv

(3 aprile 2017)