melamed, torino – I bambini di Grugliasco
Tra le mura dell’ex ospedale psichiatrico di Grugliasco è racchiusa una storia di speranza dove la vita ha preso il sopravvento sulla disperazione. Siamo poco dopo la Liberazione e sulle ceneri della guerra, sono molti gli esuli in cerca di un destino migliore. In un lenzuolo di terra tra Grugliasco e Collegno una struttura ospedaliera abbandonata diventa il rifugio di moltissimi profughi ebrei e non, alcuni sono figli di sopravvissuti alla Shoah in attesa di migrare clandestinamente verso quello che stava per diventare lo Stato d’Israele. Si tratta del Campo profughi 17, aperto dal 1945 al 1949. In quei pochi anni sono più di 2000 le persone transitare per il “campo 17”. Il dato più sorprendente riguarda le nascite: sono 220 i bambini nati, e in parte cresciuti, in quel campo. Questa storia sconosciuta ai più, nel pomeriggio di ieri ha ottenuto un importante riconoscimento alla presenza di quattro di quei 220 bambini. Haim Frenkel, Sarah Guttman, Peter Tannenbaum e Felicia Wax sono stati i veri protagonisti, la cui vicenda è stata riportata alla luce da una giovane ricercatrice, Sara Vinçon che, assieme a Maria Teresa De Palma, ne ha ricostruito le tracce e ricongiunto i fili, dando il via al Progetto “Grugliasco incontra i ‘Bambini’ del campo profughi ebrei n.17”. Ebbene i “bambini” ieri hanno fatto ritorno a Grugliasco dopo 70 anni, perché protagonisti indiscussi di una giornata carica di emozione. Infatti alla presenza di diverse autorità è stata posto un pannello commemorativo nei pressi dell’ingresso dell’ex ospedale, poi campo, oggi ASL. Alla cerimonia hanno preso parte tra gli altri, il sindaco di Grugliasco, Roberto Montà, il sindaco di Collegno Francesco Casciano, Silvana Accossato, consigliere della regione Piemonte, Elena Loewenthal, addetta culturale dell’ambasciata italiana in Israele, Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica di Torino, Laura Camis De Fonseca, dell’Associazione Italia Israele.
Il primo cittadino di Grugliasco ha definito l’evento di ieri una giornata di educazione per il futuro. “Noi oggi riscopriamo una pagina della nostra città che pochi ricordano”. “Il Campo 17”, prosegue, “è simbolo dell’amore per la vita di persone più forti della follia umana, ma anche simbolo della comunità che non dimentica perché una memoria senza impegno si limita alla retorica”. Il sindaco di Collegno si è ricollegato a tematiche attuali e ha ricordato come a pochi chilometri di distanza in particolare a Settimo Torinese, oggi si trovi un campo profughi che registra circa 30 mila passaggi all’anno. È poi Silvana Accossato, consigliere regione Piemonte a parlare di condivisione di un’emozione e di una storia che ha bisogno di essere conosciuta. “Dopo il 25 aprile sono iniziate nuove storie di speranza e di sacrifici, quella di oggi è una delle moltissime”. Dario Disegni ha ricordato invece i progetti didattici correlati alla giornata “Children’s of Grugliasco” che hanno coinvolto gli studenti della 4c dell’Istituto Berti in attività e scambi con l’Istituto Lady Davis di Tel Aviv, la cui classe è venuta in visita a Torino alcuni gironi fa. “Benvenuti o meglio bentornati”, inizia così il saluto di Elena Loewenthal. “Quella che viene raccontata oggi è una storia bella perché è una storia di vita, impensabile all’indomani della tragedia della seconda guerra mondiale”, conclude.
Dopo la cerimonia di inaugurazione della targa commemorativa, la manifestazione si è spostata al Parco Culturale Le Serre, dove i “Children’s of Grugliasco” hanno raccontano le loro storie e incontrato la cittadinanza. Come Sarah che non aveva mai conosciuto con esattezza la sua data di nascita, o Peter che emigrò con la sua famiglia in Uruguay.
A seguire la performance degli studenti di Grugliasco dedicata alla loro esperienza del Treno della Memoria. Un’occasione quindi di scambio tra i giovani di ieri e i ragazzi di oggi.
A seguire concerto “Shtetl!” del Gruppo klezmer Mishkalé e inaugurazione della mostra “Il Campo 17 di Grugliasco”.
Al progetto, oltre a Sara Vinçon, Maria Teresa De Palma, hanno partecipato attivamente la Comunità ebraica di Torino, lo storico Claudio Vercelli e la Fondazione Camis de Fonseca, motore per l’organizzazione degli incontri tra le varie parti coinvolte.
La giornata di ieri è stata solo l’inizio. È prevista infatti l’apertura di un sito dedicato, in modo tale che la ricerca non si arresti.
Alice Fubini
(7 aprile 2017)