…strumentalizzazioni

Il recente scontro in seno al Labour inglese a proposito dell’incapacità del partito di gestire in maniera trasparente le pulsioni antisemite che convivono al suo interno (Tabletmag) riportano all’attenzione la questione dell’ostilità antiebraica come strumento di propaganda politica. L’Italia, come il resto dell’Europa, conosce bene questo problema. È un dato strutturale, che attraversa trasversalmente gli schieramenti politici. La Fondazione CDEC studia e monitora questo fenomeno e produce report che mettono a disposizione del pubblico, degli uffici di partito e degli organi di informazione statistiche e dati che segnalano una preoccupante continuità che non accenna a diminuire e che in alcuni momenti tende a conquistare gli onori della cronaca. Le reazioni della società civile – va detto – sono pigre e spesso tardive. L’avvicinarsi delle manifestazioni per il 25 aprile, festa nazionale in cui si ricorda la liberazione dall’occupazione nazista e dal regime fascista, promette il ripetersi di episodi direttamente connessi a questa dinamica. Già si registrano i primi segnali. Da una parte gruppi organizzati che intendono utilizzare le manifestazioni in ricordo della resistenza antifascista associandole in maniera del tutto indebita al conflitto mediorientale (appiattendo intenzionalmente il sionismo e Israele – che sono realtà complesse e irriducibili a schemi ideologici predefiniti – a un indefinito fascismo; e quel che è peggio, associando i diversi movimenti di liberazione palestinesi a un improbabile antifascismo). In altri contesti, organi di informazione come “il Giornale” che pubblicano opere di revisionismo storiografico e opinioni politiche (di ieri l’articolo di Paolo Pisanò) che utilizzano riferimenti alle persecuzioni antiebraiche falsificandone il contesto in maniera strumentale chiedendo l’abolizione del 25 aprile. Altrove, su Facebook, un leader del M5S che definisce il programma di politica estera del futuribile governo guidato da quel movimento sulla base di un programma che contiene questa mirabolante affermazione: “La domanda che vi pongo è semplice: volete continuare ad essere parte delle guerre perpetue degli USA e dei suoi Stati più bellicosi, del Regno Unito e di Israele in particolare?”, difendendo nel contempo l’operato del presidente Assad proprio nel giorno in cui vengono alla luce i massacri con armi chimiche effettuati dal suo esercito sui civili siriani.
Insomma, gli ebrei e Israele vengono usati, divengono strumento di programmazione politica diretta ed esplicita. Interrogarsi sul persistere di queste dinamiche e dei linguaggi a queste associate ci può aiutare a interpretare meglio la realtà in cui ci troviamo a vivere.

Gadi Luzzatto Voghera, direttore del CDEC

(7 aprile 2017)