…memoria

Nella storia della faticosa affermazione della memoria ebraica della guerra e dello sterminio (memoria che anche di recente si è tentato di manipolare in manifestazioni pubbliche, senza rispetto per i fatti e con evidenti intenti di manipolazione) vale la pena ricordare un episodio di grande significato avvenuto cinquant’anni fa. Ce lo ricorda Laurence Weinbaum in un interessante raccolta di saggi che tratteggia la storia del World Jewish Congress, l’importante istituzione di cui qualche giorno fa la presidente dell’UCEI Noemi Di Segni è stata nominata vicepresidente (Menachem Z. Rosensaft ed., The World Jewish Congress 1936-2016, New York 2016). Nel 1967 viene inaugurato ad Auschwitz il monumento composto da una ventina di placche di bronzo con epigrafi in molte lingue che ancora oggi occupa a Birkenau lo spazio fra le rovine del crematorio II e III. Di fronte a numerose delegazioni internazionali va in scena una coreografia della memoria nel corso della quale non viene lasciato alcuno spazio alla sorte che ebbero gli ebrei in quel campo, in quei crematori. Il primo ministro polacco Josef Cyrankiewicz parla per un’ora e non nomina mai la parola “ebrei”. L’iscrizione che viene inaugurata ricorda i “quattro milioni di persone che qui soffrirono e morirono per mano degli assassini nazisti fra il 1940 e il 1945”. La scritta era sovrastata dai simboli della Polonia e dai triangoli dei deportati politici. Nessuna traccia dei triangoli sovrapposti a indicare i prigionieri ebrei, nessuna traccia degli ebrei.
“Senza alcun tipo di organizzazione preordinata – scrisse Alex L. Easterman, l’allora direttore del World Jewish Congress – la delegazione ebraica che era presente alla cerimonia si mosse verso il monumento e improvvisò una funzione religiosa sotto la guida del Rabbino Capo di Roma, il Professor Elio Toaff. Raccolti attorno al monumento, i partecipanti ebrei – molti in lacrime – recitarono il Kaddish in forma solenne e intonarono El Ma’le Rahamim. Si trattò dell’unico momento ebraico – non ufficiale e improvvisato – della commemorazione della distruzione e dell’annichilimento di più di due milioni di ebrei.”

Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC

(28 aprile 2017)