Oltremare – Quattro anni

fubiniQuattro anni non sono un anniversario importante, non sono ancora nemmeno un lustro. Eppure, quando il calendario mi ha detto che l’Oltremare di oggi cadeva proprio nel quarto anniversario del primo, la cosa mi ha fatto un certo effetto. Prima di tutto perché oggi siamo in simil-pace, ma gli Oltremare sono nati come conseguenza quasi diretta dei miei post su Facebook durante una guerra, o se si vuole ‘azione militare’ contro i missili che da Gaza arrivavano fino a pochissimo tempo fa su tutto il sud di Israele. Era fine 2012, ‘Amud ‘Annan. Epoca geologica e militare pre-Iron Dome, campi coltivati e asili e scuole sotto attacco senza preavviso più lungo dei 60 secondi che ad una persona normale servono per rimettersi le pantofole e alzarsi per andare a chiamare l’ascensore. Una generazione intera in una regione estesa di Israele ha imparato a scattare come velocisti kenyani a ogni suono di sirene, si trovassero a scuola in ufficio a letto o in autostrada nel solito traffico irrazionale del sud del paese. Oggi a malapena ce lo ricordiamo, perché si sa, la vita prevale. Ma allora si discuteva molto di post-trauma infantile, di danni permanenti che incidono sulla resa scolastica, sulle carriere, e sull’economia della zona. Ora del luglio 2014, quando la guerra – questa volta chiamata da tutti guerra – arrivò fino a Tel Aviv ed oltre, ero già dentro gli Oltremare fino al collo, con la ferma convinzione che scrivere da Israele per l’Italia avesse senso solo a condizione di scrivere di cose “normali”. Guardarsi intorno e notare le piccole cose, le differenze e le similitudini, le cose buffe e quelle strane agli occhi di chi come me non è nato in Israele e impara ogni giorno a vivere qui. In questi quattro anni ho raccontato ogni settimana la mia Israele, molto personale e non sempre politically correct, a volte con un po’ di sano spirito perché di pelo sullo stomaco comunque ce ne vuole in questo pazzo pazzo Medio Oriente, a volte con la serietà che certi argomenti richiedono. E come sa ogni Ole Chadash, il tempo vola in Israele: quattro anni e sembrano poche settimane.

Daniela Fubini, Tel Aviv Twitter @d_fubini

(8 maggio 2017)