In ascolto – Gli scaffali vuoti
C’è una piazza a Berlino, nel Mitte, che al centro ha una piccola lastra di vetro conficcata nel pavimento. La gente ci cammina sopra andando a lavorare o all’opera o alla chiesa di Santa Edvige. Di quando in quando qualche turista si ferma e cerca di catturare con l’obiettivo o il cellulare quel che è nascosto sotto quella lastra: una biblioteca vuota, scaffali di libri che non esistono più perché bruciati, proprio su quella piazza, nel grande rogo nazista, il più imponente dei tanti eseguiti allora in diverse località della Germania.
È il 10 maggio 1933 e nell’Opernplatz sono in 40.000 ad assistere al falò di 25.000 libri “non tedeschi”, incitati dagli slogan facili e dai proclami di Joseph Goebbels: “No alla decadenza e alla corruzione morale! Sì al decoro e alla moralità in famiglia e nello stato. Io consegno alle fiamme gli scritti di…”. Ad allietare la folla ci sono bande e orchestre che quella notte eseguono pura musica ariana, priva di contaminazioni e di elementi pericolosi per l’integrità del popolo tedesco.
D’altronde proprio nel mese di maggio stava cominciando a prendere forma il dipartimento che sarebbe stato presentato ufficialmente in autunno con il nome di Reichsmusikkammer e che aveva due compiti precisi: promuovere la buona musica tedesca ariana e stabilire criteri di purezza necessari per definire la Entartete Musik, la Musica degenerata. La Reichsmusikkammer mise al bando i compositori ebrei, tra cui Felix Mendelssohn e Arnold Schoenberg su cui peraltro pesava una doppia colpa: essere ebreo ed essere il padre della rivoluzione armonica conosciuta come atonalità o dodecafonia. L’atonalità era considerata una distruzione dell’ordine naturale delle note e secondo i detrattori, Schoenberg mirava a sovvertire l’ordine, proprio come gli ebrei minavano la purezza della cultura tedesca. Anche Alfred Rosenberg si scomodò per pronunciarsi in merito, dichiarando: “Il movimento atonale nella musica è in netta contraddizione con il ritmo del sangue e dell’anima della nazione tedesca”.
La Reichsmusikkammer provvide a ripulire i programmi di sala e le file delle orchestre, compiendo una persecuzione capillare di tutti gli artisti ebrei, rom e sinti d’Europa. Nel 1935 la Filarmonica di Berlino fu dichiarata judenfrei e il celebre gruppo vocale Comedian Harmonist, che nel 1934 aveva incantato anche l’Italia, eseguì per l’ultima volta, in formazione originale, quelle belle canzoni in perfetto swing europeo, velate di malinconia.
Maria Teresa Milano
Consiglio d’ascolto:
(11 maggio 2017)