contare…

“…come un innamorato che conta non solo i giorni, ma anche le ore in attesa della sua amata…” (Guida dei Perplessi, 3; 43). Questa è l’immagine con cui Maimonide spiega il conteggio dell’‘Omer dal giorno dell’uscita dall’Egitto a quello del dono della Torah. Dopo aver contato 49 giorni, sette settimane, eccoci finalmente arrivati al grande appuntamento. Ma seppur ansiosi di raggiungere la meta, abbiamo contato i giorni trascorsi e non quelli a venire. Una modalità di conteggio che ci aiuta a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà e ai tempi lunghi. Anziché vivere con ansia e frustrazione l’eventualità di non riuscire ad arrivare al traguardo, contare i giorni passati ci insegna a voltarci indietro e, osservando la strada percorsa con le sue difficoltà superate, ci fa sentire più solidi e più ottimisti. La vita non è una gara nella quale raggiunge il traguardo chi sgomita meglio e di più. Ogni giorno è l’occasione per una progressiva costruzione e ogni settimana costituisce un’opportunità per elevarci. Sarà forse anche per questi motivi che la radice del verbo “contare”, in ebraico, S-F-R, è la stessa della parola “libro”? Imparando a contare possiamo ricevere ogni giorno il nostro Sefer Torah. Moadìm Le Simchà

Roberto Della Rocca, rabbino

(30 maggio 2017)