Ticketless – Calamità naturali
La bella iniziativa di Amatrice, di domenica scorsa, il campo di calcio donato dall’Unione alla città più colpita dal sisma, mi ha fatto tornare in mente il “patriottismo del paesaggio” che ha caratterizzato l’ebraismo italiano della Nuova Italia nata dal Risorgimento. La difesa del paesaggio dalle calamità naturali, dalle esondazioni dei Po, “le rotte di Po” si diceva allora, ha visto impegnate molte personalità già s distintesi nelle guerre d’Indipendenza. La difesa del paesaggio è, con la letteratura per l’infanzia e la filantropia, uno dei luoghi nevralgici dove si materializza in modo virtuoso la secolarizzazione. Primo senatore ebreo, nominato dal Re nel 1876, Tullo Massarani, come già nel 1872 così nel disastro mantovano-ferrarese del 1879, si trovò a coordinare -praticamente da solo- i soccorsi: “Al primo annunzio di un simile disastro, vi avevo portato carra di pane, fatte allestire nella notte a Milano dal panificio militare”. Nominato membro della Commissione reale incaricata di distribuire ai danneggiati della inondazione del 1879 i sussidi per essa stanziati e raccolti, possiamo considerare Massarani, sul serio e non per scherzo, il Franco Gabrielli del suo tempo. Da vero difensore del territorio, Massarani non si riferiva “ai danni passati, ma agli avvenire” e si volgeva così ad eliminare le cause dei disastri in una vasta area fra Modena, Mantova e Ferrara, “per mancanza di sufficienti scoli e per gli acquitrini che se ne ingeneravano”. Non è poi un caso, ma un altro chiaro esempio di “patriottismo del paesaggio”, se l’incarico di tante inchieste parlamentari nel sud o nelle terre malariche fu assunto da studiosi ed economisti di origine ebraica: da Sonnino a Franchetti per l’Italia meridionale, per l’Abruzzo a Cesare Jarach.
Alberto Cavaglion
(5 luglio 2017)