Le forme del fascismo
Confesso di trovarmi un po’ dubbioso sulla promulgazione di leggi che penalizzano certe idee o simboli politici, non tanto per un discorso di libertà di espressione – dato che tali idee il più delle volte rifacendosi a regimi, periodi o ideologie totalitarie, mirano proprio a sopprimere questa stessa libertà se non dirette esplicitamente all’annientamento dell’altro – ma piuttosto perché queste in un’epoca in cui tutto è marcato come un “complotto” potrebbero scatenare altresì un effetto contrario.
Inoltre ritengo che il fascismo non sempre si presenti sotto questo nome e sotto le sembianze caratteristiche della testa rasata con il fascio littorio tatuato sul braccio o del nostalgico con il busto del duce sulla scrivania, quanto piuttosto in una miriade di idee o atteggiamenti quotidiani sfoggiati da individui di ogni schieramento politico o anche religioso, che comprendono la prevaricazione, l’oppressione e la violenza su colui che è considerato più “fragile”, lo squadrismo, l’antisemitismo, la xenofobia, l’autoritarismo…
Nonostante ciò l’ingresso nel dibattito pubblico del disegno di legge Fiano ha rivelato ancora meglio come gran parte del popolo italiano e dei partiti politici sia probabilmente ancora legato alla memoria, ai sentimenti e all’ideologia del ventennio. Non c’è soltanto l’offesa antisemita del deputato Massimo Corsaro a Emanuele Fiano, ma anche le posizioni contraddittorie dei partiti e dei giornali di destra, della Lega e del Movimento 5 Stelle. Sul Giornale in questi giorni è uscito un editoriale del direttore della testata, Vittorio Feltri, dove in qualche modo spiega come al di là della “paccottiglia commemorativa”, il fascismo abbia anche fatto “cose buone”. Altri su una linea sedicente neo-conservatrice aggirano la questione, limitando il fascismo a un passato remoto, dove oggi i problemi principali a cui pensare sarebbero le migrazioni e l’islamismo. Da qui sembra che ci sia un tentativo sia pubblico che politico, di revisionare o riabilitare, anche solo in parte, il fascismo. Già chi continua a sostenere che l’unico errore di Benito Mussolini sia stata l’applicazione in Italia delle leggi Razziali, dimentica tutti quegli italiani uccisi, perseguitati, finiti al confino o costretti ad emigrare per il proprio dissenso al regime, dimentica quei soldati mandati a morire in guerre di conquista senza nessun significato, dimentica i massacri compiuti dagli italiani nel Corno d’Africa o nei Balcani, dimentica un paese lasciato in macerie per le scelte scellerate di un megalomane, ma soprattutto dimentica la soppressione della democrazia e delle libertà individuali. Forse un vero dittatore è pensato un po’ come il “cattivo” dei fumetti, tipo il Joker di Batman o il Goblin di Spiderman, un individuo malvagio e senza scrupoli che ha come obiettivo quello di sodomizzare il resto del mondo, quindi se uno di essi ha fatto qualche “cosa buona” ciò lo rende stimabile. Beh si dice che Adolf Hitler fosse sensibile alla tutela dell’ambiente e avesse a cuore gli animali, e Josif Stalin salvò quasi tre milioni di ebrei dai territori russi appena conquistati dai nazisti spostandoli verso gli Urali e in seguito liberò Auschwitz, e ciò non muta che entrambi furono dei leader sanguinari, come del resto non cambia di una virgola l’acceso antisemitismo, meno noto, del secondo.
Dopo queste premesse credo che l’unico antidoto per combattere il fascismo e la sua rivalutazione, così come tutti i fascismi, sia la prevenzione e la promozione della memoria storica, con la riflessione che ne consegue, in ogni ambito della società civile. Altrimenti come qualcuno oggi cerca di attribuire pubblicamente una qualche “bontà” nel fascismo e nel suo leader, non dovremmo stupirci se un domani qualcun altro o lo stesso cercherà di dimostrare al mondo una qualche “bontà” o “giustificazione” nei lager nazisti. Purtroppo quel domani esiste già da tempo.
Francesco Moises Bassano
(14 luglio 2017)