Redazione Aperta a TriesteLa musica che unisce l’Europa
In parallelo al lavoro quotidiano che la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane porta avanti anche durante le due settimane di Redazione Aperta, il laboratorio giornalistico è una grande occasione di conoscenza. Il programma della seconda settimana, che ha riportato la redazione a Trieste, infatti, è ricco di occasioni di conoscenza che vanno al di là degli incontri e delle tavole rotonde. Questa sera in particolare la redazione, insieme a Simonetta Della Seta, direttrice del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano e con Andreina Contessa, direttrice del Museo storico e del parco del Castello di Miramare, che ospita gli incontri odierni dedicati a “Risorse per la cultura, cultura per le risorse” assisterà al primo concerto della stagione 2017 della European Spirit of Youth Orchestra, fondata col ostegno di Yehudi Menuhim.
E, regalo aggiuntivo, la possibilità di assistere il giorno prima alle ultime prove, che si sono concluse con un grande applauso, spontaneo e fragoroso. Poi le chiacchiere, e le risate. Ma sono arrivate ancora le ultime istruzioni: “Prima di tutto pensiamo a mettere tutto a posto, lasciamo queste sale in ordine e pulite come le abbiamo trovate. Poi è ora di fare la valigia e preparare tutto quello che vi servirà per i prossimi giorni. Avete fatto un ottimo lavoro, è arrivato il momento di rilassarsi un poco. Domani abbiamo ancora mezza giornata per focalizzare la nostra attenzione sulla musica, con serenità, restate concentrati e ricordate che l’unica cosa importante quando inizia il concerto è divertirsi. Fare musica deve essere un piacere. Ah, ancora una cosa importante, la più importante: ascoltatevi tra voi, aiutatevi e aiutate i solisti, il pubblico non viene per voi, viene per la musica, ricordatelo”.
È con queste parole che il maestro Igor Coretti-Kuret conclude, all’Auditorium del Collegio del Mondo Unito di Duino, alle porte di Trieste le prove della European Spirit of Youth Orchestra, composta da un’ottantina di ragazzi, di una dozzina almeno di nazionalità differenti. Sono giovanissimi, hanno fra i dodici e i sedici anni, ma per serietà e impegno non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi adulti, e neppure per qualità musicali. Suonano insieme da neppure una settimana, dopo essere stati selezionati fra centinaia di giovani in tutta Europa (e non solo, quest’anno si sono uniti all’orchestra tre giovani provenienti da Beirut), e quella di questa sera al Castello di San Giusto sarà la prima tappa della lunga tournée estiva. A sostenere l’orchestra, nata nel ’93, da tre anni c’è lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz, che è voce narrante oltre che autore dei testi, che nel 2017 sono dedicati alle strade del continente, a partire dalla via Appia, da poco riconsegnata agli italiani.
Finite le prove, con i ragazzi che si sono sparpagliati per il giardino del Collegio dopo aver diligentemente e in allegria sistemato sedie, leggii e strumenti, Rumiz e Coretti-Kuret si mettono al lavoro sulle partiture, per verificare i tempi, l’ingresso della voce e tutti i passaggi che in neppure una settimana sono già stati definiti ma hanno ancora bisogno di un’ultima messa a punto. E, davanti a una birra, c’è il tempo per scambiare ancora due parole: “Crescere con la musica è una grande cosa – spiega il direttore – e un anno dopo l’altro ho a che fare con ragazzi in gamba, disponibili, facili da gestire. Sono giovanissimi, vengono da paesi anche diversissimi per abitudini, cultura, lingua… ma trovano sempre un modo per comunicare e fare gruppo. Del resto arrivano qui da noi e devono imparare da zero le loro parti – non le ricevono prima – studiando prima in sezione, per strumento, poi man mano mettendo insieme i vari pezzi. Poi si parte per la tournée estiva, e per un mese devono essere capaci di gestirsi, e di vivere insieme. Ho insegnanti validissimi, che vengono dalle migliori orchestre d’Europa e ci sostengono un anno dopo l’altro col loro lavoro e con la loro competenza, pazienza e passione, e credo per per questi ragazzi si tratti di un’esperienza davvero importante”. Il ricambio è grande, sia perché tutti i giovani sono impegnati con scuole, conservatori, e accademie musicali nei rispettivi paesi, ma anche per precisa scelta dell’organizzazione: si tratta di un laboratorio non solo musicale, che volutamente coinvolge il maggior numero possibile di paesi, di culture, di lingue e tradizioni. “Nulla deve essere garantito, il posto se lo devono guadagnare, è giusto così: vogliamo dare questa possibilità al maggior numero di ragazzi possibile, anche attraverso la musica si può affermare che al di là dei confini e delle tensioni l’Europa esiste, ha una forza, può lavorare unita, ed essere forte”. Gli fa eco Rumiz: “Vivere a Trieste significa automaticamente fare i conti col concetto stesso di confine, che è parte della vita quotidiana, ma nei miei tanti viaggi ho verificato più volte come siano soprattutto le periferie a cogliere l’importanza dell’Europa. La maggior parte di questi ragazzi viene dai paesi dell’Est gli italiani sono pochi, forse una quindicina, e abbiamo musicisti che arrivano anche da davvero lontano, quest’anno i più distanti da casa sono forse i bielorussi. Nonostante le differenze qui tutti si parlano, trovano un modo per stare insieme anche al di là della musica”. Dopo un primo anno dedicato alla Grande Guerra, e un secondo ai treni, il programma del 2017, che Rumiz e Coretti-Kuret hanno preparato insieme e porteranno in giro nelle prossime settimane è dedicato alle strade, prima di tornare con determinazione, per il 2018, ai confini. Appunto. Le difficoltà, i problemi, al contrario di quello che si potrebbe immaginare pensando ai più di ottanta ragazzi che si devono spostare insieme da un luogo all’altro con insegnanti, strumenti, e soprattutto con il loro bagaglio di lingue culture ed esperienze così differenti, sono tutti esterni all’orchestra. Come accade per le altre orchestre giovanili – un’altra eccellenza italiana è l’orchestra Suzuki di Torino guidata da Antonio Mosca e vincitrice di numerosi premi in tutta Europa – il confine vero, che diventa un limite, è la raccolta dei finanziamenti. Una prova evidente che il ragionamento sulle politiche culturali non può e non deve restare un semplice esercizio teorico, ma deve poi confrontarsi con la realtà e con i limiti. E impegnarsi con tutte le sue forze premiare quelle realtà capaci di puntare sul futuro e sui giovani, senza limiti e, soprattutto, senza confini.
Ada Treves twitter @ada3ves
(27 luglio 2017)