Dionigi Tettamanzi (1934-2017)

Tettamanzi-LarasUn amico del mondo ebraico, una persona di grande apertura con cui era possibile un dialogo franco, un uomo dalla grande sensibilità religiosa. Così alcune voci dell’ebraismo italiano hanno voluto ricordare l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, scomparso ieri all’età di 83 anni. “La cosa che mi colpì di più fu che chiese subito, appena dopo la sua nomina a Milano, di poter visitare la sinagoga di via Guastalla (20 settembre 2003). Poi fu un po’ posticipata, ma era la prima volta che ricevevamo una richiesta dall’arcivescovado e non eravamo noi a fare l’invito. – racconta Roberto Jarach, presidente della Comunità ebraica milanese durante la visita del cardinale Tettamanzi, accolto al Tempio dall’allora rabbino capo Giuseppe Laras – Non sapevamo, dopo il grande rapporto che si era creato con il cardinale Martini, cosa sarebbe accaduto e con quella immediata richiesta Tettamanzi dimostrò da subito le sue intenzioni. Ebbe un rapporto molto stretto con rav Laras e poi con il suo successore rav Alfonso Arbib”. Proprio da rav Laras, presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia, è arrivato in queste ore un messaggio di cordoglio per la scomparsa del cardinale, di cui, scrive il rav, “ho avuto il privilegio di godere dell’amicizia”. “Un uomo buono e affettuoso, di grande simpatia e, parimenti, di grande sensibilità religiosa e morale. Cultura, eloquenza e una sincera carica di umanità erano tratti fondamentali della sua persona, qualità preziose e nobilissime. – ricorda Laras – Dionigi Tettamanzi fu un amico e un sostenitore del Dialogo Ebraico-Cristiano, che ebbe il coraggio di raccogliere al riguardo, con rinnovato slancio, l’enorme eredità del compianto cardinale Carlo Maria Martini”. E proprio a Martini e alla necessità di dialogare fece riferimento il cardinale nel suo discorso tenuto davanti alla Comunità ebraica milanese, durante la visita in Guastalla di quattordici anni fa. “È soprattutto per la pace che ebrei, cristiani, uomini e donne di tutte le grandi religioni devono dialogare e operare insieme. – affermò Tettamanzi – Anzitutto con la preghiera e l’intercessione: come certamente sapranno, il mio predecessore, il cardinale Carlo Maria Martini, si è recato a Gerusalemme proprio per intercedere ogni giorno per la pace in quella città e in quella terra, in cui pulsa il cuore della storia. ‘Non ci sarà pace sul pianeta – egli non si stanca di dire – finché non ci sarà pace a Gerusalemme’. Anche l’incontro tra i leader delle religioni è indispensabile affinché i popoli della terra cerchino vie di pace e non scontri di civiltà, scontri che i fondamentalismi religiosi alimentano”.
Un ricordo commosso del cardinal Tettamanzi arriva anche dagli ebrei di Genova, città in cui fu arcivescovo dal 1995 al 2002. 
In quella veste, l’11 marzo del 1999, il cardinale brianzolo fu protagonista di una giornata davvero significativa nei rapporti tra le due comunità. E non solo su un piano locale. Raccogliendo un invito dell’allora presidente della Comunità ebraica ligure Piero Dello Strologo, che calorosamente lo accolse quel giorno assieme al rabbino capo Giuseppe Momigliano, Tettamanzi fu infatti il primo arcivescovo genovese a varcare la soglia della sinagoga di via Bertora (costruita nel 1935). Uno dei primi in assoluto a compiere un simile gesto dopo la storica visita nel Tempio maggiore di Roma, 13 anni prima, di papa Giovanni Paolo II. 
Propiziata tra gli altri dal presidente della sezione locale della Comunità di Sant’Egidio Andrea Chiappori, la visita fu preceduta da alcuni incontri e da una attenta preparazione dei temi e degli argomenti da toccare nel corso degli interventi. “Ho il ricordo di una giornata davvero significativa e di una persona consapevole dell’importanza di questo gesto”, lo ricorda il rabbino Momigliano. 
Conferma l’ex presidente Dello Strologo, che ne ricorda la sensibilità e l’apertura al confronto. Oltre a una genuina vicinanza al mondo ebraico. “Non di rado – commenta infatti – è stato presente a nostre iniziative o a quelle del Centro Primo Levi”. 
Al centro di quella giornata anche un ricordo del cardinale Pietro Boetto, che fu arcivescovo di Genova durante la seconda guerra mondiale e che appena poche settimane fa lo Yad Vashem ha voluto riconoscere “Giusto tra le nazioni” per il contributo offerto in prima persona alla salvezza di numerosi ebrei perseguitati. 

(6 agosto 2017)