Rav Toaff, la memoria oltraggiata
Da una parte un uomo che ha segnato la storia del Novecento con i suoi insegnamenti, la profondità del suo magistero, l’apertura a incontri straordinari. Un uomo che è stato sinonimo universale di umanità e coraggio.
Dall’altra un personaggio controverso che, pur insignito del Premio Nobel per la Pace in una stagione di grande speranza per il Medio Oriente, ha tradito ogni attesa e perseguito una politica molto spesso legata al terrorismo.
Eppure, per la città di Roma, meritano un pari riconoscimento postumo. Rav Elio Toaff e Yasser Arafat: per il primo una piazza, per il secondo un parco. È quanto stabilito in un provvedimento varato negli scorsi giorni dall’amministrazione cittadina.
All’indomani della scomparsa del grande rabbino livornese, mancato il 19 aprile 2015 alla soglia del secolo di vita, si susseguivano gli appelli di istituzioni (in primis il capo dello Stato Mattarella) e comuni cittadini per intitolargli un luogo significativo della capitale. Tutto fermo per oltre due anni, mentre altre realtà si adoperavano efficacemente in tal senso. Come Pisa, luogo dei suoi studi, dove recentemente sono stati intitolati alla memoria del rav una passeggiata all’interno del Giardino Scotto e il cortile dell’Università dove si laureò in Giurisprudenza, con le Leggi Razziali già in vigore da alcuni mesi.
Per colmare questa lacuna, l’amministrazione romana ha pensato bene di associare la memoria del grande Maestro a quella di un leader sanguinario. Una provocazione ritenuta da molti intollerabile. “Vedere associato, nello stesso documento, il suo nome a quello di Arafat è un’offesa alla sua memoria che non vogliamo tollerare. Rav Toaff, che oltre a aderire alla Resistenza e ad essere il primo rabbino ad accogliere in una sinagoga un papa, fu colui che denunciò l’accoglienza dei politici italiani, esclusi Spadolini e Pannella, al leader dell’Olp durante la sua visita in Italia” sottolinea la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello in un messaggio inviato alla sindaca Virginia Raggi. Visita che, viene sottolineato, fu il preludio “all’attentato antisemita alla sinagoga del 9 ottobre 1982 in cui morì Stefano Gaj Tachè, un bambino ebreo, romano e italiano” e di cui Arafat fu “mandante morale”.
(7 agosto 2017)