Ticketless – Fantasmi ritrovati

alberto cavaglionQuesta settimana vorrei segnalare l’edizione di quello che a me sembra il più appassionante dialogo interno all’ebraismo italiano che si conosca: lo scambio di lettere fra Umberto Cassuto e Alfonso Pacifici. Lo ha curato egregiamente Angelo Piattelli nel doppio tomo della «Rassegna mensile di Israel» appena stampato e dedicato per intero alla figura di Cassuto. Non vedrei male una edizione a parte in un libretto che avrebbe la sua funzione. Vien fatto di chiedersi perché si sia dovuto aspettare così tanto tempo prima che gli studiosi potessero avere accesso a una fonte così preziosa. Sono esposte due tesi contrapposte, difese con pathos – di intensità eguale – da parte dei due contendenti. Non è però la obsoleta tenzone fra laici e credenti, ma fra due rigorosi osservanti. Oggetto della contesa è la filologia: fino a che punto può spingersi il metodo scientifico e quale soglia non si può oltrepassare. Dietro la posizione di Cassuto, si sente l’eco della lezione di Giorgio Levi della Vida, la cui autobiografia «Fantasmi ritrovati» e più ancora i contributi di semitistica vengono spesso alla mente leggendo le lettere di Cassuto, che alla lezione del suo Maestro s’ispirano. Detto in modo un po’ rozzo: Della Vida pensava che non ci dovesse essere nessuna soglia. Cassuto si ferma un centimetro prima di una soglia ritenuta non oltrepassabile. Pacifici invece riteneva che Cassuto fosse andato troppo in là. Un livello di discussione altissimo, per profondità di dottrina e vis polemica. Per la cura ammirevole con cui ci viene presentato, la storia dell’ebraismo italiano da oggi può viaggiare a testa alta.

Alberto Cavaglion

(9 agosto 2017)