A Locarno un premio per Shmama
La solitudine nel cinema di Israele

Il cinema israeliano, nell’anno in cui sembrava praticamente sparito dal Festival internazionale del Cinema di Locarno, è riuscito ugualmente a portare a casa un premio molto ambito, con il Pardino d’argento a “Shmama”, di Miki Polonski. Pareva molto difficile, dopo anni in cui era stata al centro dell’attenzione e considerate da molti una delle rappresentanze nazionali più interessanti, ma nonostante la ridottissima presenza a quello che negli scorsi giorni è stato definito dalla stampa italiana alternativamente “il più piccolo dei grandi festival” e “il più grande dei piccoli festival, la cinematografia di Israele ha mostrato di non essere finita.
“I Pardi di domani”, questa la sezione in cui concorreva il cortometraggio di Polonski, è una sezione molto particolare, seguita con attenzione: la sua selezione di corto e mediometraggi – tutti realizzati da giovani autori indipendenti o da studenti di scuole di cinema che ancora non hanno portato sugli schermi un lungometraggio – è considerata la vera fucina di talenti di Locarno. Una sezione che vedeva in concorso anche un altro corto israeliano, Agvarim shel Ella (Gli uomini di Ella) del meno conosciuto Oren Adaf, capace di mettere in scena in poco meno di venti minuti la storia minima ma piena di fascino diretta da un giovane il cui lavoro, prima di arrivare a Locarno, era stato già selezionato per i festival di Berlino e di San Sebastiàn, e che sta lavorando sul suo primo lungometraggio.
Al lavoro su un lungometraggio è anche il vincitore del Pardino d’argento, Polonski, che dopo essersi diplomato – alla Minshar School of Arts di Tel Aviv – è stato selezionato con un cortometraggio a Cannes e inizia a essere conosciuto nel circuito dei festival.
miki polanskiMolto applaudito, “Shmama” è il terzo cortometraggio di Polonski – che ha diretto negli scorsi anni “Ten Buildings Away” e “1 Building and 40 People Dancing”, mentre del 2017 è anche il quarto corto, “Livorno 32”.
Grande la sorpresa, e Polonski, con emozione evidente racconta come è stato contattato dagli organizzatori: “Non mi aspettavo assolutamente di essere premiato, non lo credevo possibile. Ora sono qui a festeggiare, fra amici e colleghi, ma sono dovuto tornare di corsa per la premiazione di ieri sera, ero già tornato in Israele e mi hanno chiamato, chiedendomi di prendere il primo aereo possibile per tornare a Locarno”.
Per i “Pardi di domani” ha portato sullo schermo il rapporto tra una madre e una figlia. Leah e Meital, che lavorano nello stesso albergo, la prima come cameriera durante il giorno e la seconda come cantante, la sera. La narrazione, come in tutti i corti di Polonski, è incentrata su personaggi e palazzi, costruzioni che diventano a loro volta personaggi.
Non si tratta di una situazione centrale solo nel corto premiato, lo è anche nei suoi lavori del 2015, “Ten Buildings Away” e “1 Building and 40 People Dancing” e nell’ultimo lavoro, “Livorno 32”.
Semplice e spiazzante allo stesso tempo la sua spiegazione: “Livorno 32 è l’indirizzo del palazzo dove sono cresciuto, e dove ancora vive mia madre. Tutti i miei film sono in qualche modo collegati a persone che sono circondate da palazzi e finestre. È il mio modo per raccontare la solitudine”.

Ada Treves twitter @ada3ves

(13 agosto 2017)