In ascolto – Il lavoro di Davide
Mi è capitato più volte di avere la sensazione di conoscere qualcuno pur non avendolo mai incontrato. Mi è successo con musicisti o studiosi su cui avevo letto e sentito molto e al momento dell’incontro mi sono resa conto che in effetti sì, avevo una sorta di famigliarità con la persona in questione, ma in realtà erano moltissime le cose che non conoscevo e avrei invece voluto approfondire. E ancora una volta mi è successo in questi giorni, perché ho finalmente incontrato di persona Davide Casali, in occasione del Festival Klezmer a Gradisca d’Isonzo a cui ho partecipato insieme ai Mishkalé.
Dopo il concerto abbiamo chiacchierato a lungo della sua attività come musicista in formazioni klezmer, della tournée con Oylem Goylem negli Stati Uniti, della collaborazione con grandi musicisti come Frank London e del suo duo clarinetto – pianoforte con cui quest’anno ha portato a Chicago e Detroit musiche del periodo della Shoah di compositori ebrei soprattutto italiani. Un percorso eterogeneo, che riflette i suoi tanti interessi, come lui stesso mi ha detto: “Da anni mi occupo di musica e cultura ebraica estendendo i miei interessi a tutti i generi, dalla musica klezmer a quella sinagogale, fino a quella di autori contemporanei anche israeliani, ma il repertorio che ultimamente mi impegna di più è la musica concentrazionaria, degenerata e dell’esilio”.
Davide è musicista e studioso nonché direttore di diverse manifestazioni musicali di alto livello e parla con grande orgoglio del festival intitolato a Viktor Ullman, uno dei grandi nomi della feconda produzione musicale nel ghetto di Terezín: “È un festival unico nel suo genere al mondo per come è realizzato e mi porta via tantissime energie nelle ricerche musicali e nella realizzazione stessa, ma è grazie a questo evento se ho potuto dirigere grandi orchestre, anche di teatri comunali. È davvero una soddisfazione ogni anno realizzare i festival che portano nella nostra regione composizioni così poco eseguite ed ascoltate”. È interessante ascoltare i suoi racconti su come riesce a recuperare partiture da ogni luogo del mondo, per far conoscere compositori poco noti al grande pubblico, ma anche per far risuonare ancora e ancora opere che sarebbero altrimenti nell’oblio. “Mi piace molto quando riesco ad allestire progetti usando partiture disperse e poco se non mai eseguite, perché nel momento in cui gli strumenti intonano le prime note si ridà vita a quegli sfortunati compositori che possono così avere una sorta di rivincita contro le atrocità della vita”.
E oggi propongo l’ascolto di un’opera di Marc Lavry, diretta da Davide Casali.
Maria Teresa Milano
Consiglio d’ascolto: