…antisemitismo

Il convegno internazionale su Antisemitismo e diritti delle minoranze in Medio Oriente organizzato in qesti giorni dall’Institute for the Study of Global Antsemitism and Policy (ISGAP) all’Augustinianum in Vaticano, all’Università di Roma La Sapienza, e alla Camera dei Deputati offre un’occasione per ricapitolare cose ben note ma non per questo meno vere. La capillarità dell’antisemitismo si articola su tre fronti principali: il presunto eccessivo potere degli ebrei, la negazione della Shoah, e la demonizzazione di Israele. Un quarto profilo storicamente popolare – l’ebreo come degenerato fisico e morale – occupa oggi solo un ruolo complementare ai primi tre che a loro volta si compenetrano in complesse configurazioni. I fondamenti ideologici dell’antisemitismo coprono l’intera gamma di modi – Pagano, Cristiano, Musulmano, dalla destra nazionalista, dalla sinistra terzomondista, dal centro liberale. Ognuna di queste matrici attacca l’ebreo per certe sue supposte caratteristiche – ovviamente opposte e simmetriche le une rispetto alle altre. L’ebreo deve aderire, assimilarsi o scomparire, non può in ogni caso pretendere di essere se stesso e uguale. L’incidenza del fenomeno va misurata ponderando il numero di eventi per il numero di perpetratori e il numero di vittime: eventi che possono includere violenza e aggressione fisica fino al limite del delitto, discriminazione e ineguaglianza, e diffusione di pregiudizi negativi. La fenomenologia può includere azioni contro persone, contro cose, percezioni, e contenuti del discorso privato e pubblico. È importante capire la selettività demografica, socioeconomica e culturale sia dei perpetratori sia delle vittime. Ognuno di questi parametri, se preso individualmente, è insufficiente; la valutazione dell’antisemitismo e della sua incidenza diretta e indiretta è dunque legata a uno studio multidimensionale. È necessario valutare la fenomenologia antisemita in una cornice comparativa di tempo e di spazio, per se stessa e in concomitanza con altri fenomeni, per esempio le mutevoli congiunture economiche. Si devono valutare i canali di diffusione, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, la politica, l’accademia. Essenziale anche studiare le reazioni dei danneggiati, la loro propensione a denunciare (che è obiettivamente bassa), le sanzioni applicate – se vi sono – e i loro effetti. Si può combattere l’antisemitismo? Si, con uno sforzo educativo focalizzato sulla storia e i valori ebraici, con l’esempio di buone azioni, mantenendosi allerta e politicamente attivi, spingendo il pubblico a conoscere direttamente la realtà ebraica e israeliana generalmente ignorata o distorta. E come ultima risorsa, imparando a usare un grosso randello. Fondamentale, infine, lo sforzo di cercare alleati fra le molte persone di buona volontà di ogni tipo, estrazione e orientamento che costituiscono pur sempre la maggioranza della società.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme