Quattro decenni alla scuola ebraica,
l’esempio della “morà” Ravenna
Per quasi quattro decenni alla guida della scuola ebraica romana, Elena Ravenna è ancora oggi figura viva nella memoria e nella gratitudine della sua Comunità.
A mezzo secolo dalla scomparsa una commemorazione non rituale ma davvero sentita ha permesso di far luce su questa formidabile figura, che ha attraversato da protagonista alcune delle fasi più complesse della storia recente degli ebrei romani.
L’avvio delle attività dell’istituto, di cui prese le redini nel 1928 a pochi anni dalla fondazione. Il dramma delle Leggi Razziali, la persecuzione nazifascista, la ricostruzione post-Shoah.
Apertosi con un saluto della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, con un video messaggio del rabbino capo Riccardo Di Segni e con una introduzione dell’archivista Silvia Haia Antonucci, il pomeriggio in onore della “morà” Ravenna è proseguito con una documentata esposizione della coordinatrice delle attività didattiche ed educative della scuola Milena Pavoncello.
Al centro dell’esposizione le tracce lasciate dalla “morà” nei registri scolastici, sia direttamente che indirettamente. Ad emergere il profilo di una donna “rigorosa, molto attenta al rispetto delle regole”. Ma al tempo stesso “dotata di un’umanità incredibile, tanto da essere sempre pronta a inviare ogni volta gli insegnanti nelle case degli alunni per verificare il motivo delle loro assenze”.
Tra le testimonianze del pomeriggio quelle di Emma Alatri, Andrea e Marta Lattes.
(Nell’immagine: a sinistra la bidella Rina Calò Di Castro, a destra la morà Elena Ravenna)
(14 settembre 2017)