Oltremare – Incompiuto
C’è qualcosa di eternamente bambino, o se non bambino almeno giovane, nella passione degli israeliani per l’incompiuto. Sono capaci di fermarsi in grande ammirazione davanti ad un buco nella strada, un banale buco non ben identificato nell’asfalto, e dire ecco, di qui passa la nuova metropolitana. No signora, la metropolitana passerà a cinquecento metri da qui, ma l’ottimismo esistenziale degli israeliani è irremovibile. Certo, altrimenti non saremmo qui. L’ottimismo serve eccome, costruisce strade e quartieri, spiana la via per metropolitane e treni montanari che prima o poi, dicono gli ottimisti, porterà i telavivesi a Gerusalemme e i gerosolimitani a Tel Aviv in mezz’ora, sempre che ci vogliano andare.
Dell’incompiuto – ma anche dell’appena compiuto – è un amante il sindaco di Tel Aviv, che ogni anno qualche giorno prima di Rosh Hashana sceglie uno degli spazi che la sua amministrazione ha strappato al degrado, o costruito di sana pianta, e ci organizza dentro, o sopra, un cocktail di benvenuto al nuovo anno. I suoi ospiti, fra cui l’organizzazione per la quale lavoro, sono stati invitati ad alzare il bicchiere con il sindaco nell’ordine: in un giardino non finito in piena Jafo che prima del restauro doveva essere qualcosa a metà fra la discarica e uno slum sudamericano; nella terrazza interna del nuovo splendente Huberman Auditorium, parte del complesso HaBima per le arti, riaperto dopo anni di massicci restauri; in un palazzo nel pieno centro della Tel Aviv bianca che per decenni era stato casa temporanea ma colorata di squatter e graffitari, ristrutturato come centro per bambini e giovani: quattro piani di aule studio e gioco, e un cortile bianchissimo terrazzato per concerti ed eventi; e ieri, nel nuovo museo di Storia Naturale dell’Università di Tel Aviv, che ospita già un numero ragguardevole di animali impagliati (si spera finti) in teche modernissime di vetro spesso due dita almeno, ma ha sale intere a vista ancora da costruire.
Ecco, un bell’augurio per il nuovo anno: che sia un anno di cose compiute o incompiute cui guardare con irremovibile ottimismo.
Daniela Fubini, Tel Aviv