Casale – Profughi, l’umanità raccontata
“Faccio questo lavoro per dare un’umanità ai profughi, per fare sì che tornino ad essere persone, non una cifra per le statistiche”. Giulio Rimondi, bolognese, classe 1984, di umanità se ne intende; ne ha vista un bel po’ tra l’Africa e Medio Oriente. È uno che scatta nelle zone calde del Mediterraneo per TIME, NY Times, Le Monde, CNN. Mostre e premi internazionali a dozzine. Ti aspetteresti di trovarti uno che assomiglia a Robert Capa appena tornato dal D-Day e invece ha il viso da ragazzo gentile, pronto a rispondere a tutte le domande. E di domande ne arrivano davvero tante nell’incontro con il pubblico organizzato domenica 24 settembre alla Comunità Ebraica di Casale Monferrato in occasione delle finissage della sua mostra “Provisional Interiors”. Una piccola chiacchierata con Elio Carmi, vicepresidente della Comunità, Daria Carmi, assessore alla Cultura e Renata Summo O Connel, organizzatrice della mostra, dove però si affrontano temi importanti. Gli appassionati di fotografia troveranno interessante sapere che Rimondi usa una Leica con un obiettivo 35 mm e photoshop solo per quel tipo di correzioni che una volta si sarebbero ottenute nello sviluppo, gli appassionati di umanità troveranno che Rimondi ha un tocco che sfiora la poesia. Il lavoro esposto in vicolo Salomone Olper mostra le abitazione dei profughi siriani a Beirut: case provvisorie appunto, che possono sorgere in un bananeto, o negli interstizi tra due palazzi con appartamenti da milioni di dollari. Lamiera, tende, assi, sistemati però in modo da restituire la parvenza di una vita domestica. “Abbiamo scelto di ospitare la mostra perchè è dai tempi dell’imperatore Tito che gli ebrei sono profughi – spiega Elio Carmi – e il lavoro di Rimondi pone proprio l’accento su questo, sulla percezione che si ha di questa gente, spesso vissuta come una minaccia”. Rimondi invece non si è mai sentito minacciato, tutt’altro. “Per questo lavoro ho girato 99 case e la porta, quando c’era una porta, mi è sempre stata aperta, anzi come spesso capita quanto visiti abitazioni di gente umile non c’è stato un solo posto dove non mi sia stato offerto qualcosa: una cena, un tè o anche solo una sigaretta…”. Il risultato sono immagini che indagano il dolore senza mai trasformarlo in uno spettacolo fine a se stesso: non ci sono quasi mai persone, ma scaffali, tendine, barattoli che tuttavia raccontano le storie di chi abita lì. Era esattamente quello che volevano i loro proprietari. “Mi mostravano i loro certificati medici, i documenti che indicavano il loro status di rifugiati, volevano che parlassi di loro” E Rimondi l’ha fatto nel modo migliore.
Per chi volesse incontrare ancora il fotografo, Rimondi presenterà il 7 ottobre a Villa Vidua di Conzano una sua videoproiezione.
Questa settimana è Kippur, ma la sinagoga e il complesso dei musei ebraici casalesi saranno regolarmente aperti domenica 1 ottobre. La stagione culturale riprende l’8 ottobre, alle 16, con la festa dei Sukkot e l’invito per tutti a celebrarla insieme alla Comunità sotto la capanna eretta per l’occasione nel Cortile delle Api.
(25 settembre 2017)