Sukkot…

Due Mizvot caratterizzano la festa di Sukkot: la “yeshivat Sukkah”, che è il comandamento di risiedere nella capanna, in ricordo delle capanne in cui Il Signore fece dimorare il popolo d’Israele nel deserto, come insegna il testo della Torah ( Lev. 23,43), secondo la spiegazione di R. Akivà,oppure in memoria delle “nubi della gloria divina” che accompagnavano e guidavano il popolo nel deserto, secondo l’interpretazione di R.Elazar (Talmud B. Sukkah 11b). L’altra Mizvah è la “netilat lulav”, le quattro specie composte da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e un frutto del cedro, che si prendono e si scuotono in tutte le direzioni,riconoscendo la sovranità di D.O su tutto l’universo ed invocando benedizione e prosperità su tutta la terra. Vi sono molte altre spiegazioni simboliche di questi precetti, della Sukkah e del Lulav, in vario modo orientate a sottolineare il valore dell’unità e del legame di tutto il popolo d’Israele, nell’ambito del riconoscimento dell’universalità dell’idea ebraica del monoteismo che coinvolge l’intero genere umano. Mi piace ricordare come la Mizvah della Sukkah, attraverso l’immagine di una dimora fragile e provvisoria in cui ci si ritrova tuttavia con gioia e con fiducia nella protezione del Signore, rappresenti particolarmente la storia del popolo ebraico nella diaspora; le quattro specie, i rami verdeggianti e un frutto di bell’aspetto e dal piacevole profumo, ci ricordano che Sukkot è anche la festa di conclusione del raccolto – Chag ha-Asif (Esodo 23,16), quindi ci rimandano alla realtà del popolo ebraico stabilito nella terra d’Israele, che rende fiorente e prosperosa con l’aiuto di D.O.
Possiamo dire che,attraverso le quattro specie del Lulav, gli ebrei della diaspora rinnovano il loro legame ideale con la Terra d’Israele, con la Sukkah, gli ebrei d’Israele ricordano la storia dei loro padri, dal deserto fino a tutte le successive dispersioni del popolo. Le due Mizvot sono osservate insieme, con amore di D.O e con gioia, tanto in Israele che in tutte le comunità ebraiche della diaspora, simboleggiando e rinnovando l’unità di tutto il popolo ebraico.
Chag Sameach

Giuseppe Momigliano, rabbino

(4 ottobre 2017)