…Polonia

Il ministro della cultura polacco, Piotr Glinski, protesta per una mostra sulla Shoah aperta a Bruxelles nella Casa della Storia Europea. Glinski è furibondo perché la mostra presenta la Polonia, la Francia e l’Ucraina come paesi che collaborarono con i nazisti nel massacro degli ebrei.
Credo sarebbe difficile, per Glinski, dimostrare che i polacchi si siano mai dispiaciuti dell’impegno nazista nel purificare la razza ariana dalla contaminazione ebraica. Difficile anche dimenticare, a solo titolo esemplificativo, il pogrom polacco ai danni degli ebrei di Kielce nel 1946, a guerra finita.
Difficile anche restare indifferenti di fronte alla catena umana di un milione di cristiani polacchi che sabato scorso ha recitato il rosario lungo i confini del paese per scongiurare un’ipotetica invasione di immigrati. E la Polonia di immigrati non ne ha.
Il problema posto dalla Polonia non è immigrati sì, immigrati no. O, più semplicisticamente – come vorrebbe il terrorismo psicologico – terrorismo sì, terrorismo no. Il problema è la necessità di educare un intero paese, nel terzo millennio, a smetterla con il razzismo.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia