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L’Italia che non rimase indifferente

20171024_181553Come ha reagito l’ebraismo italiano di fronte alla Shoah? Come ha reagito la società circostante? Sono alcuni degli interrogativi alla base del progetto Memoria della Salvezza del Centro di Documentazione Ebraica di Milano – finanziato dalla Viterbi Family Foundation – da cui è nato il libro di Liliana Picciotto Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945, edito da Einaudi. A spiegare la genesi del lavoro, la stessa Picciotto nel corso della presentazione del volume al Memoriale della Shoah di Milano. Di fronte a un folto pubblico, la storica ha sottolineato come il libro costituisca “un omaggio ai generosi soccorritori di ebrei, ma è anche un tributo a quei capifamiglia di allora che seppero usare preveggenza, coraggio e capacità di affrontare uno stato di allarme permanente”. La presentazione di Salvarsi ha aperto ufficialmente l’anno delle iniziative del Memoriale della Shoah, ha spiegato in apertura il vicepresidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach, ricordando come il luogo da dove furono deportate centinaia di persone è sempre più al centro della didattica milanese. Il numero di studenti e scolaresche che visita il Memoriale infatti continua a crescere. “La Memoria è un anticorpo indispensabile contro le falsificazioni del passato, purtroppo ancora in atto – ha ricordato il presidente del Memoriale Ferruccio de Bortoli, nel corso dell’incontro aperto dai saluti del direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera – E leggere libri come Salvarsi ci salva dal pericolo dell’oblio”. E ci ricorda che anche di fronte alla dittatura ci fu chi scelse di opporsi, di dimostrare solidarietà umana agli ebrei perseguitati dai nazifascisti. Il progetto guidato da Liliana Picciotto, ha spiegato poi il presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti, racconta di come furono difficili le strade per garantire la salvezza a chi cercava di fuggire dalla deportazione. Rifugi di fortuna nei casolari, nelle cantine, nei fienili, espedienti per procurarsi cibo o documenti falsi. Il poderoso lavoro di Picciotto racconta di un’Italia sommersa che lotta per sopravvivere e salvarsi mentre la politica alla luce del sole è quella delle leggi razziste del 1938, è quella della persecuzione. Il libro, come sottolineato dall’applaudita analisi di Walter Barberis, presidente della Giulio Einaudi editore, non è un’opera autoassolutoria per l’Italia, anzi racconta il volto di quegli italiani – comunque una minoranza – che scelsero di non rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza altrui. “Quale era il rischio per un normale cittadino che desse soccorso agli ebrei? Può questo soccorso definirsi come resistenza civile? C’era differenza tra il soccorso agli ebrei e quello ad altre parti sociali ugualmente bisognose di passare nella clandestinità: renitenti alla leva, soldati dell’esercito alleato evasi, antifascisti? Come il fatto di essere perseguitati per famiglie intere ha influito sulla scelta delle modalità di ricerca della salvezza?”, sono alcuni degli interrogativi sollevati e a cui Salvarsi riesce a dare una risposta.

d.r.