In ascolto – Sasha Argov

Maria Teresa MilanoLa settimana scorsa abbiamo ascoltato “Bereshit”, una lettura musicale moderna degli antichi versetti biblici su testo di Haim Hefer – che abbiamo già conosciuto – e musica di Sasha Argov di cui, abbiamo detto, avremmo parlato oggi.
Alexander (Sasha) Abramovich nasce a Mosca il 26 ottobre 1914. La mamma è pianista e gli trasmette fin da bambino la passione per la musica, una passione che dovrà purtroppo coltivare per diversi anni solo tra le mura domestiche in quanto per via della posizione sociale della sua famiglia non gli è permesso fare l’audizione presso il Conservatorio di Mosca. Nel 1934 il giovane ottiene il certificato per l’emigrazione e raggiunge i genitori, che un paio di anni prima avevano fatto l’aliyah e si erano insediati nella Palestina Mandataria. Nella nuova terra, Sasha riesce a collaborare come pianista accompagnatore e compositore soprattutto in teatro, ma certo la vita del musicista non è semplice e soprattutto non redditizia, per cui accetta un impiego in banca e lascia che la musica riempia i momenti liberi, senza crearsi troppe aspettative.
In realtà gli anni ’40 in Eretz Israel vedono il fiorire di un nutrito repertorio di canzoni e i tanti musicisti arrivati dall’Europa volentieri mettono a disposizione le loro abilità compositive per favorire l’apprendimento della nuova lingua, per celebrare la bellezza della terra e, soprattutto nel periodo della guerra di Indipendenza e della costituzione dello Stato, per sostenere i soldati e raccontare gli avvenimenti che rapidi si susseguono. In effetti anche il bancario Sasha che nel frattempo ha assunto il cognome Argov, scrive canzoni per la troupe Ayalon del Palmach, lavoro che continuerà a fare nei decenni successivi per diversi altri gruppi musicali dell’esercito.
Inoltre collabora alla scrittura di musical, repertorio per i kibbutz, spettacoli per bambini, slapstick. Non male per uno che temeva di non riuscire a mantenersi con la musica. Le sue melodie rivestono i versi dei più grandi poeti israeliani, come Natan Alterman, Leah Goldberg, Haim Guri, Rachel, Nathan Zach e i critici gli riconoscono una straordinaria capacità di cogliere il senso del testo, la ritmica, il significato più profondo della lingua e di saper creare una relazione perfetta tra parola e suono. Nelle sue composizioni riconosciamo l’Europa classica, il folclore russo, la canzone francese, ma anche accenni alla musica d’oltreoceano. Ha uno stile originale ed è difficile scegliere un titolo tra i tanti interessanti.
Ho pensato a lungo e alla fine ho scelto “Hareut”, una poesia di Haim Guri, composta l’anno successivo la guerra di Indipendenza in memoria dei caduti in guerra. È una della canzoni di Argov più amata, dal popolo e dalle tante band dell’esercito che l’hanno eseguita negli anni e a quanto pare era una delle preferite di Yitzhak Rabin, a cui va il nostro pensiero e questa bella melodia, a pochi giorni dall’anniversario della sua morte.

Consiglio d’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=_bKn3-o_Dxs

Maria Teresa Milano

(2 novembre 2017)