Irreconciliabile

Anna Segre“L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo.” Ho sempre amato questa frase; mi piace soprattutto quell’aggettivo “irreconciliabile”, qualcosa di più di “inconciliabile” con la forza di quella doppia r che non permette dubbi o mediazioni e la lunghezza inusuale della parola che circonda l’ebraismo come una barriera proteggendolo da qualunque tentazione di avvicinamento al fascismo. E così la frase pronunciata da Mussolini il 18 settembre 1938 suona come un bellissimo complimento per l’ebraismo di allora. Magari fosse stato anche vero.
Non fingo di non sapere che quella frase è stata usata per annunciare sette anni di sofferenze e persecuzioni (anche se non sono mancati coloro a cui le leggi razziali – spingendoli a lasciare l’Italia in tempo – hanno salvato la vita). E tuttavia sarebbe un peccato ignorarla solo per questo.
La frase mi è tornata in mente mentre riflettevo su quanto pesi il contesto nel determinare cosa è insulto e cosa non lo è. Alcuni anni fa in un derby torinese era apparso uno striscione che diceva più o meno “torinisti = ebrei e comunisti”. Non mi ero sentita affatto offesa da quello striscione, anzi, avevo provato una sorta di orgoglio sentendo di appartenere a tutte e tre le categorie (nell’accezione che la parola “comunista” aveva in quel momento, in cui veniva definito così chiunque non fosse un convinto sostenitore del governo di allora). La brutta storia della scorsa settimana naturalmente è molto peggiore, perché evoca l’orrore della Shoah e al contempo lo banalizza, eppure anche l’immagine di Anna Frank in altri contesti viene utilizzata (talvolta anche a sproposito) come portatrice di valori positivi. E devo dire che non mi sorprenderei più di tanto se una squadra di calcio (o ancora di più un movimento o partito politico) accostasse a sé l’immagine di Anna Frank per denunciare presunti torti e ingiustizie subiti. Sia ben chiaro, anche in quel caso sarebbe una bruttissima banalizzazione della Shoah, pur se di segno opposto.
Anche se talvolta il contesto rende offesa ciò che in termini assoluti non lo è affatto, le frasi prese in sé conservano comunque una loro forza intrinseca. E se pure in quel contesto storico le tentazioni di avvicinamento al fascismo in realtà non erano mancate, non c’è dubbio che sul piano dei valori la frase di Mussolini sia assolutamente corretta: quell’“irreconciliabile” suona per noi oggi come un monito; è al contempo un’iniezione di orgoglio e un richiamo alle nostre responsabilità.

Anna Segre