Il cimitero ebraico di Bologna“Scoperta dal valore internazionale”
È la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città, testimone di eventi che hanno radicalmente mutato la storia e la vita di una parte della popolazione bolognese tra il XIV e il XVI secolo. Per 176 anni è stato il principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi ma dopo le bolle papali della seconda metà del Cinquecento – che autorizzano la distruzione dei cimiteri ebraici – sopravvive per secoli solo nel toponimo di “Orto degli Ebrei”. “Ritrovato nel corso degli scavi archeologici del 2012-2014, il cimitero ebraico medievale scoperto in Via Orfeo a Bologna non è solo il più grande finora noto in Italia ma un’opportunità unica di studio e ricerca” ha spiegato il sindaco di Bologna Virginio Merola in occasione della presentazione del progetto.
Ha aggiunto il primo cittadino. “Sono state scavate 408 sepolture di donne, uomini e bambini, alcune delle quali hanno restituito elementi d’ornamento personale in oro, argento, bronzo, pietre dure e ambra. Un gruppo di lavoro composto da Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Comunità ebraica di Bologna e ricercatori indipendenti, con il supporto del Comune di Bologna, è al lavoro per ricomporne le vicende storiche, ricostruendo le dinamiche insediative e l’evoluzione topografica e sociale dell’area”. Al fianco del sindaco Merola a intervenire, tra gli altri, il presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz, il rabbino capo Alberto Sermoneta e il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane David Menasci. Uno degli obiettivi primari del progetto, hanno spiegato gli intervenuti, è l’elaborazione di un piano di recupero della memoria e la valorizzazione del patrimonio culturale ebraico e della storia della comunità bolognese. “Attraverso la scoperta del cimitero si ha una nuova testimonianza dell’importanza che all’epoca aveva la realtà ebraica di Bologna a livello italiano e all’interno della città” ha ricordato De Paz, sottolineando come poi l’ebraismo bolognese fu spazzato e ci vollero secoli per ricostituirlo. “Il cimitero è una scoperta che, oggi più che mai, pone per il suo valore scientifico sotto riflettori internazionali la città di Bologna, un nuovo tassello che la rende riconoscibile e luogo di studio a livello mondiale”. “Il nome con cui noi ebrei definiamo il cimitero è ‘Bet ha Chajjm’ ‘casa della vita’ o nel caso specifico di Bologna, come è stato posto proprio nel nuovo ingresso della sezione ebraica del Cimitero, ‘Bet mo’ed lekhol chai’ ‘casa di incontro per tutti i viventi’” ha spiegato rav Sermoneta, ricordando che “il cimitero rappresenta una delle testimonianze più valide dell’esistenza di una Comunità ebraica che, anche nel caso in cui essa scompaia da una città, ne costituisce la prova indissolubile dell’antica presenza”. Il rav ha poi sottolineato la necessità che, alla fine dello studio, alle salme sia data degna sepoltura. Il progetto, è stato spiegato, dovrebbe durare complessivamente due anni. Lo scavo archeologico ha riportato in luce gli sconvolgenti effetti di questo provvedimento: circa 150 tombe volontariamente manomesse per profanare la sacralità delle sepolture, nessuna traccia delle lapidi che dovevano indicare il nome dei defunti, forse vendute o riutilizzate. Proprio da via Orfeo vengono probabilmente le quattro splendide lapidi ebraiche esposte nel Museo Civico Medievale di Bologna. L’area cimiteriale di Via Orfeo ha restituito 408 sepolture a inumazione perfettamente ordinate in file parallele, con fosse orientate est-ovest e capo del defunto rivolto a occidente. La razionale organizzazione planimetrica delle tombe e la presenza di oggetti d’ornamento di particolare ricchezza sono peculiarità difficilmente riscontrabili nei cimiteri coevi. Ulteriori ricerche consentiranno di analizzare le conseguenze del passaggio di proprietà del terreno al Monastero di San Pietro Martire, verificando l’eventuale presenza anche di sepolture cristiane inserite nell’area del precedente cimitero ebraico.
Su dove verrà esposto il patrimonio scoperto, è intervenuto il soprintendente Luigi Malnati, spiegando che la “decisione è del Ministero dei Beni Culturali. L’auspicio è che rimanga a Bologna, dove c’è un museo ebraico. Sarebbe, a mio giudizio personale, la soluzione più consona. Un’altra possibilità è di portarlo al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano di Ferrara. Bisognerà vedere”.
Il tema della tutela e valorizzazione dei beni culturali ebraici è un argomento caro all’UCEI, ha spiegato Menasci, ricordando, in tema di cimiteri, “che l’ebraismo non ha il culto dei morti ma coltiva il rispetto e l’attenzione verso il passato”. “Il cimitero non è solo un luogo di dolore ma anche di vita e di ricordo”.