…antisemitismo
Partiamo dai dati concreti. Secondo il sondaggio realizzato dall’IPSOS in collaborazione con l’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC l’11% degli italiani è antisemita. Percentuale che potrebbe dirci poco espressa in questi termini, ma che sta a indicare – se si legge bene il rapporto – tutte quelle persone che rispondono sempre invariabilmente in maniera negativa a ogni tipo di questione riguardante gli ebrei e Israele. L’antisemita-tipo in Italia è maschio, è poco istruito, risiede al centro-sud, è collocato politicamente a destra, esprime analoga repulsione verso gli immigrati in genere ed ha opinioni fortemente polarizzate anche su altre questioni. Si tratta di un dato costante. Dieci anni fa si era al 12%. La cronaca di queste settimane ci restituisce l’immagine plastica di questo antisemitismo militante che alza la testa: marce con gagliardetti nostalgici, foto antisemite negli stadi, e tutto il florilegio di retorica che si riversa nella rete. Un’espressione aperta che non è solo fatta di parole, ma è organizzata da e in formazioni politiche e movimenti che partecipano alle elezioni amministrative e politiche. L’espressione che leggiamo e che viene rimbalzata qua e là che ripete “ma l’antisemitismo vero è nel mondo islamico” in questo contesto appare fuorviante. Certamente nel mondo islamico c’è dell’antisemitismo, diffusissimo e rampante, ed è necessario occuparsene con attenzione contrapponendo azioni politiche e culturali adeguate. Ma non per questo l’antisemitismo che potremmo chiamare “classico” diviene meno pericoloso, politicamente e culturalmente. A me in questo caso interessa il primo avverbio: politicamente. Ci avviamo verso una lunga campagna elettorale, e l’antisemitismo sembra essere una delle componenti della propaganda per ottenere voti. Verrà cavalcato in varie forme (come già è avvenuto in passato) e sarà responsabilità dei candidati e delle liste sapersi distinguere e evitare in tutti i modi non solo di farsi coinvolgere, ma di associare la propria azione a gruppi ben noti che non nascondono la loro natura antisemita. Non sarà facile, perché distanziarsi dall’antisemitismo in certi contesti costa voti, si rischia di perdere.
Gadi Luzzatto Voghera, direttore CDEC
(10 novembre 2017)