Milano ricorda rav Giuseppe Laras:
“I suoi insegnamenti vivono con noi”

20171123_222839““Noi oggi piangiamo la morte del nostro Maestro ma i suoi insegnamenti non moriranno, almeno fino a che noi li porteremo avanti. Noi che siamo i suoi allievi. Rav Laras z.l., così come insegna Moshe Rabbenu, non ci chiede di essere come lui, perché non è possibile. Ma ci chiede di seguire i suoi insegnamenti, di fare il bene, di guardare la sofferenza degli altri e alleviarla”. A parlare, rav David Sciunnach, designato proprio da rav Giuseppe Laras – scomparso la scorsa settimana all’età di 82 anni – come suo successore alla guida del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia. Al Beth ha-Knesset Beth Menachem rav Sciunnach è stato tra i rabbanim a ricordare il suo Maestro in occasione del Limmud dedicato alla sua memoria e organizzato dal Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia assieme a rav Igal Hazan, rabbino del Tempio di via Asti. Introdotti da Vittorio Robiati Bendaud, allievo di Laras, a intervenire al Limmud sono stati i rabbanim Elia Richetti, Roberto Della Rocca, Avraham Hazan e Igal Hazan. “Sembra strano parlare di rav Laras al passato, avendo imparato da lui così tanto – ha raccontato rav Elia Richetti, già presidente dell’Assemblea rabbinica italiana – Lo incontrai per la prima volta nel ’59 e nel corso del tempo ho conosciuto i suoi spigoli, le sue dolcezze”. Rav Richetti ha poi richiamato uno dei temi cari a rav Laras, analizzato nel suo Il comandamento della memoria: “’Ricorda ciò che ti ha fatto Amalek’ ci ordina la Torah. Il ricordo è dunque una mitzvah; e lo è la Memoria della Shoah, ci dice rav Laras: dobbiamo ricordare perché le condizioni di 70 anni fa non si ripresentino, per evitare che l’orrore si ripeta e per essere in grado di cogliere quei segni negativi che non sono mai del tutto scomparsi e che anzi oggi rialzano la testa”. Ma, sottolinea rav Richetti, “rav Laras metteva anche in guardia da quella che chiamavamo la religione della Shoah: dal fare della Memoria un feticcio, dal ridurre l’ebraismo solo a questo”.
E della visione dell’ebraismo di Laras ha parlato rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, richiamando un insegnamento contenuto nel trattato di Meghillah. Qui, ha spiegato Della Rocca, si sancisce da una parte il divieto di tradurre i passi contenuti nei Teffilin e nella mezuzah, dall’altra la possibilità invece di tradurre la Torah. “La Mishnah ci dice quindi che esiste un ebraismo che è traducibile, che possiamo raccontare in tutte le lingue, i cui valori etici sono universali. E rav Laras nel corso della sua vita si è sforzato di portare al grande pubblico il messaggio etico e filosofico ebraico al mondo. Era il rabbino Professore, con la P maiuscola. Il rabbino impegnato nel Dialogo”. Dall’altra parte, ha sottolineato il direttore dell’Area Cultura UCEI, Laras incarnava anche l’altro significato del passo del trattato della Meghillah, quello che fa riferimento all’intraducibilità di Teffilin e mezuzah. “C’è una parte dell’ebraismo che non può essere tradotto, deve rimanere intatto nella sua essenza, non può scendere a compromessi. E, in particolare, non può fare compromessi quando si tratta di rispettare le mitzvot”. Un’integrità, il messaggio di rav Della Rocca, che rav Laras – che ha guidato le Comunità ebraiche di Ancona, Livorno e Milano nelle vesti di rabbino capo – ha rappresentato nel corso di tutta la sua vita.
Di Abramo e Sara ha invece parlato rav Avraham Hazan, ricordando come nonostante fossero inizialmente entrambi degli idolatri “la Torah ci dice che hanno avuto tutti giorni eccellenti”. Perché anche chi ha vissuto nell’errore viene premiato?, la domanda di rav Hazan: “Perché il rispetto delle mitzvot è un cammino, di cui anche gli errori fanno parte. Un percorso di vita fatto di conoscenza e sbagli da cui imparare: sbagli che hanno portato Avraham Avinu a diventare l’uomo che era”. E rav Laras “ad essere un grande chacham”. “Una delle cose che ci ha insegnato Laras – ha proseguito rav Igal Hazan – è stata quella di non fermarsi: fino alla fine ha dato il suo contributo, come quando ci ha ricordato (rispondendo alle parole del rabbino capo di Barcellona che aveva invitato gli ebrei locali a lasciare il paese dopo il recente attentato terroristico) che un ebreo non scappa. Sceglie di fare l’aliyah ma non scappa”. Un ricordo commosso quello lasciato poi da Vittorio Robiati Bendaud, che ha toccato alcuni aspetti più personali. “Con il rav abbiamo condiviso tanti giorni. Era un uomo che non scendeva a compromessi, che non aveva complessi nei confronti degli altri, ironico, mai bigotto, spesso burbero ma che sapeva riconoscere i suoi difetti. Non scelse le strade più semplici: ricordo come scrisse in difesa dei musulmani bosniaci quando nessuno lo faceva o la sua posizione contraria alla visita di Ratzinger in sinagoga. Come Yosef, era un Maestro che guardava sia al suo interno che all’esterno”. Era, nelle parole di rav Sciunnach, uno tzaddik: “Quando nasce uno tzaddik, il mondo gioisce mentre lui, come tutti i bambini, piange. Quando lo tzaddik muore, è il mondo a piangere e lui a ridere: il mondo ha perso un giusto e versa le sue lacrime nel ricordarlo, mentre lui ride perché va a prendere il premio di una vita passata a combattere per il bene”, ha spiegato Sciunnach, ricordando il cordoglio per la morte di Laras e come dall’altra parte i suoi insegnamenti continuino a vivere. E per dare un altro segno di come la memoria del rabbino sia rimasta cara alla sua Comunità, Luciano Bassani, medico che ha seguito Laras negli ultimi momenti, ha annunciato che è stata lanciata una campagna per dedicargli una moto del Maghen David Adom in Israele. “È un’iniziativa che è già stata fatta in memoria di Moni Matalon, scomparso un anno fa, e che Laras, quando glielo raccontai, apprezzò molto”, le parole di Bassani. Altra iniziativa, quella del Keren Kayemeth Leisrael Italia per dedicare una foresta al rav.
A ricordare in chiusura l’importante ruolo svolto da rav Laras a Milano anche Giorgio Sacerdoti, già presidente della Comunità ebraica lombarda.

d.r.