Foa, un protagonista riscoperto
Pier Franco Irico è un uomo capace di indagare il passato con la stessa acribia dell’astronomo che piazza il suo telescopio su un fazzoletto di terra per dare un’occhiata a intere galassie, lontane nel tempo e nello spazio. La sua piazzola di osservazione è Trino Vercellese, città di cui conosce non solo gli abitanti attuali, ma soprattutto quelli più illustri degli ultimi 10 secoli. Da lì, con pazienza certosina, esplora vite dimenticate tra gli archivi. Stavolta è toccato a Benedetto Foa, a cui ha dedicato un volumetto edito dal Comune e Anpi dal titolo Un uomo vitale e presentato alla Comunità ebraica di Casale Monferrato.
Sì perchè Foa era, come si evince già dal nome, ebreo (attenzione Foa, non Foà, Irico per togliersi il dubbio è andato a cercare il certificato di nascita) ed ecco che la sua vicenda diventa un utile compendio per capire uno dei periodi più dinamici dell’ebraismo italiano. Foa nasceva infatti a Trino nel 1842 in un’Italia ancora tutta da fare, in un comune dove il proprietario terriero più ricco era un tale Camillo Benso, conte di Cavour, ma dove esisteva una sinagoga, e un ghetto con oltre 100 ebrei e leggi che limitavano fortemente l’attività di persone come Abramo e Stella Debenedetti, genitori del nostro protagonista. Nel 1848 la parità dei diritti dello Statuto Albertino cambiava le cose. Benedetto si trasferiva a Torino dopo l’unità italiana. Già benestante divenne un imprenditore di successo, ma soprattutto un infaticabile membro attivo di ogni genere di associazioni ed enti. L’elenco letto da Elio Carmi è lunghissimo: ci sono scuole e collegi, assicurazioni, unioni di industriali, patronati benefici. Ma fu anche presidente del culto israelita, consigliere dell’Università israelitica, dell’Ospizio israelitico e della Confraternita di misericordia funebre… e così via per una decina di altre voci. “C’è da chiedersi dove trovava il tempo” chiosa Carmi.
Una voce di questa lista colpisce: quello della Società per la Cremazione di Torino. E infatti quando Benedetto Foa muore a Casorzo, il 29 agosto 1921 all’età di 79 anni, verrà cremato. Una scelta controcorrente sia per la religione ebraica, sia per quella cattolica di allora.
Valga a rafforzare la tesi anche un documento inedito recuperato da Irico in questi giorni che ricorda anche quanto Foa ci tenesse al suo territorio: l’atto di donazione di un suo immobile alla municipalità di Palazzolo, perchè ne facesse un asilo di Infanzia, alla condizione che vi fossero accolti bambini di qualsiasi religione. Per inciso a Palazzolo venne poi dedicata a lui una via, rinominata a seguito delle Leggi Razziali del 1938.
Notizie minute, ma che ci restituiscono il quadro di una Storia più grande, come è tradizione di questo autore arrivato all’ottava pubblicazione su temi vicini all’ebraismo trinese, tanto da suggerire che sarebbe utile avere una raccolta di tutti i suoi saggi per un progetto che ricostruisca in modo più completo le vicende di questa fiorente comunità.
La prossima settimana non sono previste attività culturali nei locali di vicolo Salomone Olper, ma la Comunità casalese è coinvolta comunque nel Convegno “L’uomo dei ponti” che il 2 e 3 dicembre alla Biblioteca Astese (Asti) ricorderà la figura di Paolo De Benedetti. A Casale si ritorna il 10 dicembre in sinagoga per incontrare un ospite di eccezione: Domenico Quirico, l’inviato della Stampa presenta il suo libro Succede ad Aleppo, dove rievoca la guerra civile siriana che lo ha visto testimone in prima persona.
Alberto Angelino
(27 novembre 2017)