…democrazia

La dodicesima disposizione transitoria della Costituzione della Repubblica Italiana recita: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Negli anni è accaduto sotto diverse forme che si presentassero alle elezioni partiti che si ispiravano in maniera più o meno esplicita al fascismo. Fra questi il più duraturo fu di certo il Movimento Sociale Italiano, per il quale i cosiddetti partiti dell’arco costituzionale (cioè quelli che avevano contribuito alla stesura della costituzione) avevano stabilito un principio non esplicito che è stato definito “conventio ad excludendum”, che valeva tuttavia anche per il partito comunista che invece aveva contribuito non poco alla scrittura della Costituzione; non a caso il documento porta la firma di Umberto Terracini, Presidente dell’assemblea costituente.
Di fatto erano considerati impossibili accordi di governo con partiti che si ispirassero in forma esplicita ai totalitarismi e che minacciassero in qualche forma la stabilità democratica. Archiviato il comunismo con il crollo dell’Unione Sovietica e la conversione al capitalismo di stato della Cina, permane nelle democrazie occidentali la minaccia fascista, che assume in questi ultimi tempi forme sempre più grevi e aggressive. Alla vigilia delle elezioni politiche in Italia si pone la questione dell’ammissibilità o meno alla competizione elettorale di liste che fanno esplicito riferimento in senso ideale e simbolico al passato fascista e ai suoi principi politici. Esistono norme costituzionali e strumenti di legge che possono essere utilizzati per impedire che gruppi che hanno in spregio i principi della convivenza democratica, che sono portatori di idee totalitarie ed escludenti, che sono alfieri di aperte campagne xenofobe, omofobe e antisemite, utilizzino gli strumenti della democrazia per insediarsi nella nostra assemblea legislativa. In inglese esiste un termine che trovo meraviglioso per indicare i funzionari pubblici: si chiamano “civil servants”, persone al servizio della società civile. L’espressione a mio giudizio richiama in maniera molto più esplicita al dovere civico di chi è investito di responsabilità pubbliche nel garantire il rispetto delle regole della democrazia. In questo momento storico credo che sia necessario che i “civil servants” italiani pongano particolare attenzione al rispetto delle regole della democrazia, adottando con sguardo lungimirante tutti gli strumenti necessari a impedire che nel prossimo parlamento trovino posto persone che si richiamano al fascismo come pratica politica e ispirazione ideale.

Gadi Luzzatto Voghera, direttore CDEC