JCiak – A Tel Aviv arriva Bollywood

A Londra c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si può andare a King’s Cross e cercare la platform 9 ¾ di Henry Potter; fare shopping a Notting Hill come Julia Roberts o sedersi nella Tube fingendosi Gwyneth Paltrow in Sliding Doors. Ma turismo e cinema vanno a braccetto in tutto il mondo, con il relativo impatto economico. E’ successo in Nuova Zelanda dopo Il Signore degli anelli, in Toscana con Io ballo da sola di Bertolucci e perfino a Matera, la Gerusalemme del discusso La passione di Cristo di Mel Gibson, che dopo il film è stata presa d’assalto dai visitatori.
Non stupisce dunque se Israele, venuti meno alcuni progetti americani, per mettersi in mostra si è rivolta a Bollywood, la cinematografia più prolifica e seguita d’Asia. Il primo film hindi è stato appena girato a Tel Aviv s’intitola Drive ed è una versione riveduta e corretta del più celebre Fast and the Furious. Le riprese hanno preso il via un mese fa, con il contributo dell’Ufficio del primo ministro e del ministero del Turismo. Obiettivo, esibire spiagge da sogno, grattacieli e vita notturna a un pubblico di potenziali visitatori che conta decine di milioni di persone.
La troupe di Drive, che sarà nei cinema a marzo, è sbarcata a Tel Aviv un mese fa nelle persone di Sushant Singh e Jacqueline Fernandez, i due attori protagonisti, popolarissimi in India, accompagnati da uno staff di 80 persone. Le riprese, girate fra Tel Aviv e Jafo, sono state accompagnate dalla prevedibile grancassa sui social media, dove le due star hanno ripetuto di essersi innamorate di Israele e si sono ripromesse di tornare presto con gli amici. L’arrivo di Bollywood, pochi mesi dopo la cordiale visita del primo ministro indiano Narendra Modi, sembra confermare una svolta verso il continente asiatico – per lo meno in termini cinematografici. Più che una scelta, il cambio di direzione sembra obbligato.
Oltre a erodere il turismo, le tensioni degli ultimi anni hanno allontanato molte produzioni americane. Homeland, che nella seconda stagione era stato girato per lo più in Israele è stato spostato in Marocco mentre Transparent è stato girato fra Hollywood e il deserto della California.
Israele, come rimarca Variety, non è però rimasta con le mani in mano e si è cercata altri partner. La formula (investimenti abbinati a un abbattimento delle tasse di produzione, in cambio di un certo numero di scene girate in loco) ha già funzionato bene con la Cina.
Old Cinderella (2014), commedia romantica su una divorziata in cerca di una nuova vita, è costato a Israele 130 mila dollari ed è stato visto da milioni di spettatori. Tutti in sala proprio mentre Israele presentava l’avvio di tre nuovi voli non stop a settimana fra Tel Aviv e Bejing e semplificava le procedure di visto per i visitatori cinesi.
I primi dati sono confortanti. Nel 2016 il turismo dalla Cina, fino a quel momento piuttosto ridotto, è aumentato del 93 per cento rispetto all’anno precedente. Adesso Israele spera di ripetere il colpo con l’immenso subcontinente indiano dove Bollywood ha un seguito di pubblico immenso che, tra l’altro, è in parte musulmano. Se funziona, insieme ai turisti potrebbero arrivare nuovi posti di lavoro nel settore cinematografico e, chissà, una diversa sensibilità.

Daniela Gross

(15 dicembre 2017)