In ascolto – La Badoglieide e il re
Da Alessandria d’Egitto a Levaldigi. Sembrerebbe il titolo di un racconto divertente, forse un po’ surreale e invece è la realtà di questi giorni. La salma di Vittorio Emanuele III è arrivata a bordo di un velivolo nel cuore della provincia di Cuneo, in un piccolo aeroporto ritagliato tra i campi e gli allevamenti di bestiame ed è stata trasferita al Santuario di Vicoforte, un gioiello architettonico che da un paio di anni offre anche la salita alla famosa cupola ellittica, con una visione mozzafiato. Non intendo soffermarmi sui commenti dei giornali (non è mio compito) e non riporterò le battute sarcastiche degli indigeni, ma mi limito a commentare il fatto con la musica, come faccio sempre.
Di fronte alla salma dell’omuncolo che simboleggia uno dei momenti più tristi e difficili dell’Italia, mi viene in mente una semplice melodia, quella della Badoglieide, composta da un gruppo di partigiani tra cui Nuto Revelli e Dante Livio Bianco, anime della Resistenza cuneese. Il testo fu scritto nell’aprile del 1944 a Narbona, una borgata della Valle Grana incastrata tra la cima Crosetta (2194 m) e la rocca Cernauda (2284 m) e abbandonata alla fine degli anni ’50; oggi Narbona è ridotta a un ammasso di ruderi e mentre attende la realizzazione di un progetto di recupero, assiste al passare di amanti del trekking che percorrono l’anello. In una di quelle case, settant’anni fa, i partigiani scrissero questo testo per denunciare le malefatte di Badoglio, le colpe dell’Italia in Africa e per ricordare agli italiani – con tono solo apparentemente leggero – che il loro re aveva fatto una “fuga ingloriosa verso terre sicure”, quel re, Vittorio, che mentre calavan le bombe altro non sapeva fare se non “calare i calzon”.
La mia risposta a un Primo cittadino locale che ha definito l’arrivo della salma “uno di quei colpi di fortuna che capitano solo ogni tanto… perché chissà le frotte di turisti”, non invio un saggio di storia, ma questa semplice canzone. E per capirla non serve un particolare background.
Maria Teresa Milano
Consiglio d’ascolto: