Antisemitismo in Europa, la nuova indagine al via
L’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (FRA) con sede a Vienna ha indetto per il 2018 una nuova indagine sulle percezioni e le esperienze di antisemitismo fra gli ebrei in Europa. L’indagine verrà condotta nei primi mesi del 2018 in 13 paesi europei fra i quali l’Italia e costituirà in pratica la ripetizione e l’aggiornamento di uno studio condotto nel 2012 in Italia, Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Svezia, Ungheria, Romania e Lettonia, e pubblicato l’anno successivo dalla stessa FRA (qui il report 2012). Questa volta ai paesi precedenti si aggiungeranno l’Austria, la Danimarca, l’Olanda, la Polonia e la Spagna. Il nuovo studio comprenderà dunque tutte le maggiori comunità ebraiche della UE. È certamente positivo e incoraggiante che ai vertici della UE, o per lo meno nella sua agenzia specializzata nella tutela dei diritti civili, ci si renda conto che è importante monitorare e combattere le forme di odio, discriminazione e molestia che indubbiamente esistono nei confronti non solo degli ebrei ma anche di tante altre minoranze etniche e religiose. L’indagine verrà condotta attraverso le reti internet, con l’ausilio e sperabilmente con la massima collaborazione da parte dei diversi organi di stampa ebraica che operano oggi in Italia a livello nazionale e delle singole comunità ebraiche locali. Un questionario in Italiano verrà offerto in rete e le persone appartenenti al gruppo ebraico verranno invitate a fornire (attraverso un apposito link) le loro risposte a numerose domande circa le loro esperienze e le loro percezioni di fronte a diversi fenomeni inquietanti che siamo soliti definire antisemitismo. Nell’indagine del 2012 era stato chiesto fra l’altro di valutare se si ritenesse che l’antisemitismo in Italia fosse aumentato nel corso dei cinque anni precedenti, ossia rispetto al 2007. In piena coerenza con quanto dichiarato dagli ebrei di tutti i paesi europei studiati, anche in Italia nel 2012 l’impressione era quella di una forte tendenza al rialzo dell’antisemitismo, assieme a un aumento del razzismo e dell’intolleranza religiosa. Anche nella nuova indagine del 2018 una domanda simile permetterà di creare una panoramica di quello che è avvenuto nel corso degli ultimi dieci anni.
Quando si parla di antisemitismo, in Italia, in Europa, nel mondo, è bene chiarire che il concetto stesso si presta a diverse interpretazioni, e la stessa misura del fenomeno è possibile in modi diversi. Non sorprende quindi che la combinazione di diversi modi di indagine e di diversi contenuti ritenuti rilevanti tenda a produrre risultati empirici molto differenti. Questo consente a persone diverse di trarre conclusioni contrastanti sull’entità del fenomeno, o peggio, rende possibile a persone non disinteressate di produrre valutazioni che contraddicono le percezioni del fenomeno condivise dalla maggioranza. Esiste la tendenza a minimizzarne gli aspetti più inquietanti o addirittura a giustificarli. È quindi utile ripercorrere brevemente i principali modi di osservazione della scena sociale e culturale, e le principali manifestazioni di contenuti cui va prestata attenzione.
Sono tre i filoni principali dell’antisemitismo nel discorso pubblico contemporaneo: il presunto eccessivo potere ebraico, la negazione della Shoah e la demonizzazione di Israele. Un quarto tipo che sottolinea l’ebreo come degenerato fisico e morale è stata importante storicamente, ma oggi è meno centrale. Una quinta forma che invece, anche se non esplicitamente antisemita, è emersa negli ultimi anni specialmente nei paesi centro-nord europei sotto forma di un’apparente preoccupazione pietistica per i diritti della persona fisica e degli animali, e si traduce nel boicottaggio o nella proibizione di rituali ebraici tradizionali come la circoncisione o la macellazione rituale degli animali. Le odierne posizioni antisemitiche affondano le proprie radici nelle più diverse matrici ideologiche: pagane, cristiane, musulmane, di sinistra (socialiste o radicali), di destra (nazionaliste o fasciste), e persino liberali-centriste. Gli antisemitismi cristiani e musulmani considerano l’ebreo un infedele, dunque un nemico, ma anche un potenziale neofita, quindi qualcuno da curare, dominare e convertire. Gli antisemitismi politici di sinistra e di destra, ciascuno con la propria particolare e diversa enfasi, identificano tra gli ebrei caratteristiche negative – spesso speculari e simmetriche le une alle altre – come l’ebreo capitalista, fautore dei poteri forti e conservatore, e l’ebreo bolscevico, rivoluzionario e destabilizzatore. Per i liberali, quasi sulla scia dei primi pagani, l’aspirazione principale sarebbe di assimilare gli ebrei. Accomuna tutte queste matrici differenti la negazione del diritto di un ebreo ad essere se stesso.
Per studiare in modo ordinato e sistematico il carattere e l’incidenza dell’antisemitismo, prendiamo nota del numero di eventi ostili agli ebrei e del numero di perpetratori. L’antisemitismo si manifesta in comportamenti violenti e di aggressione mentale e fisica, nella diffusione di idee pregiudiziali negative, nella discriminazione personale e comunitaria, fino all’estremo dell’omicidio. Va considerato non solo il numero di eventi ma anche di persone esposte all’evento antisemita, e dunque il moltiplicatore degli eventi e delle persone. Urge un quadro comparativo – orientato ai confronti nel tempo e nello spazio – e va verificata l’eventuale esistenza di associazioni fra eventi antisemiti e altri eventi esterni – ad esempio la congiuntura economica. Va inoltre compresa l’incidenza selettiva e differenziata dell’antisemitismo in base alle caratteristiche geografiche, demografiche, socio-economiche e socio-culturali degli autori. Infine, dobbiamo guardare alla frequenza e ai modelli di risposta e di denuncia ebraica verso i casi di antisemitismo. Dalle esperienze di ricerca passate sull’antisemitismo ricaviamo studi di atti antisemiti, di espressioni antisemite da parte dell’ambiente circostante, di percezioni dell’antisemitismo da parte delle vittime, e di contenuti del discorso nella stampa cartacea e elettronica e nei siti internet. Queste opzioni non sempre sono state perseguite in modo soddisfacente e in parte restano inesplorate. Dovremmo avere una migliore mappatura dei canali di diffusione dell’antisemitismo e una definizione più sistematica e un migliore monitoraggio del discorso antisemita generato in politica, nei media e nell’accademia – con particolare attenzione ai doppi standard nei confronti degli ebrei e di Israele e nei confronti di altri individui e gruppi. Attraverso studi più integrati ed efficaci dobbiamo creare una tipologia inclusiva e coerente del totale dei contenuti possibili dell’antisemitismo e della loro prossimità ad altre variabili demografiche, sociali, economiche e politiche. Tutto ciò è essenziale se si vuole tradurre la conoscenza dei fenomeni in azioni e politiche preventive e difensive. Dobbiamo delineare meglio gli attori attivi e passivi, i principali canali di diffusione, le reazioni di contrasto dopo l’iniziale evento antisemita, le sanzioni applicate, se esistono, e la loro efficacia. Come reagire all’antisemitismo? Educando le persone a conoscere e ad apprezzare i valori e la storia ebraica; facendo buone e degne azioni e fornendo buoni esempi comportamentali; rimanendo vigili e politicamente attivi; portando le persone a conoscere direttamente realtà ebraiche e israeliane e, ultima risorsa, imparando a usare efficaci mezzi di deterrenza e di autodifesa.
I progetti accademici devono essere sviluppati per aiutare a comprendere meglio la percezione delle fenomenologie antisemite e a consolidare le basi delle politiche volte a combatterle. E tutto ciò con la collaborazione attiva delle molte persone di buona volontà, di ogni filone e provenienza, che nonostante tutto costituiscono la maggioranza della compagine societaria. Il nuovo progetto della FRA aiuterà a rendere più vicini e aggiornati questi obiettivi. Il pubblico degli ebrei italiani, che ha collaborato molto bene all’indagine nel 2012, sarà presto invitato a ripetere la prestazione positiva nel 2018.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme, Pagine Ebraiche Dicembre 2017