…autoassoluzioni
“Far nettamente risaltare che le iniziative italiane in materia di razza […] non erano spontanee”, e che “il loro carattere formale cessò […] quando gli invasori germanici estesero direttamente il loro controllo all’applicazione delle misure antisemite”. “La nostra legge sulla razza non solo aveva trovato una scarsa applicazione nei singoli casi concreti, ma il popolo tutto e la quasi totalità degli organi amministrativi che avrebbero dovuto applicarla, avevano invece gareggiato per sabotarla completamente o, per lo meno, per mitigarne al massimo gli effetti”. “Le vere persecuzioni contro gli ebrei si erano iniziate, ad opera esclusiva dei tedeschi, principalmente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943”. Si tratta del testo di una lettera indirizzata dall’Ambasciatore italiano a Bruxelles al Ministero degli Interni il 26 giugno 1945. A sua volta il Ministero ne fece una circolare, inviata a tutte le Prefetture. Già immediatamente dopo la guerra, come si vede, la narrativa autoassolutoria degli italiani era in piena produzione. Un’abitudine, quella di non assumersi la responsabilità della storia, che nel corso degli anni ha fatto molti danni.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC