Camera a Theresienstadt

lotoroDal 1942 al 1944 a Theresienstadt, su disposizione di Joseph Goebbels e grazie alle unità cinematografiche in dotazione, sia delle SS che della Sicherheitsdienst, furono realizzati due film di propaganda per scopi differenti ma con identiche finalità pseudo–documentaristiche; in entrambi i film si riscontrano preziose testimonianze di attività musicale.
Il primo di essi, Dreharbeiten in Theresienstadt altrimenti intitolato Theresienstadt 1942, era ritenuto perduto ma fu parzialmente recuperato nel 1994 presso la Filmoteka Narodowa di Jazz ensemble nel Cafè di Theresienstadt, Gideon Klein (al centro) guarda verso la cinepresa(1) (1)Varsavia; di genere muto, dura circa 13 minuti e fu girato e documentato – ma mai completato – nell’autunno 1942 da una troupe cinematografica professionale di Berlino.
Il film era incentrato su una fiction di una famiglia ebraica trasferita a Theresienstadt, con lo scopo di mostrare una presunta integrazione nella struttura sociale e logistica del Campo; sia l’editing che il camera dolly furono effettuati nei laboratori installati a Theresienstadt, la direzione del film fu affidata alla scrittrice e regista teatrale ceca Irena Dodalová (arrestata dai tedeschi con l’accusa di spionaggio e trasferita nel giugno 1942 a Theresienstadt) la quale curò altresì lo script del film insieme all’artista e poeta ebreo ceco Peter Kien (quest’ultimo morì ad Auschwitz–Birkenau).
Il committente SS–Obersturmführer Herbert Otto, già comandante di unità speciale presso il Campo di sterminio di Chełmno, fu altresì cameraman e supervisore del cortometraggio; collaborarono l’attore e cabarettista Hans Hofer, il poeta, compositore e scrittore teatrale Karel Švenk, l’attore e burattinaio Otto Neumann e la ballerina Kamila Rosenbaumová.
Nel cortometraggio compare per pochi secondi il pianista e compositore ebreo ceco Gideon Klein (disperso nelle miniere di carbone slesiane della Fürstengrube nel gennaio 1945), ripreso nella Cafè–Haus di Theresienstadt mentre guarda la cinepresa (foto); nel medesimo film, pur privo del sonoro, compare il jazz ensemble del Cafè e Karel Švenk impegnato in alcune performance teatral–musicali con Jiri Sussland detto Cajlais (entrambi morirono di stenti presso Meuselwitz).
Dal 16 ottobre 1944 al 16 aprile 1945 a Theresienstadt furono effettuate le riprese del film di propaganda Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem Jüdische Siedlungsgebiet altrimenti intitolato Der Führer schenkt den Juden eine Stadt, prodotto dalla Aktualita Prag per conto dello Zentralamt zur Regelung der Judenfrage in Böhmen und Mähren; regista e autore dello script era l’attore ebreo tedesco Kurt Gerron, direttore di produzione Karel Pecený, consulente musicale il direttore d’orchestra ebreo danese Peter Deutsch.
Il materiale cinematografico non fu editato (alcuni stralci furono inseriti in cinegiornali tedeschi dell’epoca) e originariamente consisteva di 38 sequenze della durata complessiva di circa 95 minuti; il girato contiene l’esecuzione dal vivo di parti dello Studio per orchestra d’archi di Pavel Haas (direttore Karel Ančerl), dell’operina per ragazzi Brundibár di Hans Krása (direttore Rudolf Freudenfeld) nonché una performance dei Ghetto Swingers diretti da Martin Roman; la colonna sonora fu montata su musiche di Felix Mendelssohn–Bartholdy (direttore Karel Fischer), Jacques Offenbach, Max Bruch, Sholom Secunda e Dol Dauber.
Alcune sequenze del film riportano le ultime immagini di Hans Krása, Pavel Haas e Kurt Gerron ancora in vita (Karel Ančerl e Karel Fischer sopravvissero); il materiale cinematografico è conservato in diverse quantità di sequenze presso il Bundesarchiv–Filmarchiv di Berlino, il Filmmuseum di Monaco di Baviera, il Narodny Filmový Archív di Praga e lo Yad VaShem Museum di Gerusalemme.
Le finalità propagandistiche di tali materiali videografici passano in secondo piano dinanzi alle prestazioni artistiche contenute e, non ultimo, alle preziose e ultime immagini di grandi musicisti e artisti ancora in vita al momento delle riprese; tutto ciò che in qualsiasi modo ci fornisce testimonianza di creatività e vitalità diventa documento storico e testamento dell’ingegno.

Francesco Lotoro