Cittadinanza da conquistare

Screen Shot 2018-01-19 at 14.31.35Raccolgo volentieri l’invito dell’Assessore alla Cultura dell’UCEI David Meghnagi, a parlare e discutere sul tema del riconoscimento della cittadinanza italiana ai tanti amici che sono fuggiti dalla Libia nel 48/51 e, dopo essere passati velocemente per Roma, si sono trasferiti in Israele ricevendo la cittadinanza israeliana in virtù della legge sulla nazionalità n. 5712/1952 promulgata il 14 luglio 1952 conseguente alla “Legge del Ritorno” n. 5710/1950, che riconosce a tutti gli ebrei residenti in Israele al momento della proclamazione dello Stato, il diritto alla cittadinanza in via automatica.
Detti ebrei hanno diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana non solo e non tanto perché tale riconoscimento rappresenterebbe un atto dovuto di riparazione giusto e sacrosanto, seppure simbolico e tardivo, per la persecuzione che ricevettero a causa delle Leggi razziste dell’Italia fascista ma soprattutto perché esso costituisce un loro diritto.
Infatti, come è noto, il Regno di Libia è stato costituito il 7/10/1951 e per la legge sulla cittadinanza libica del 25 aprile 1954 era considerato cittadino libico chiunque fosse nato in Libia ed ivi risiedesse al 7/10/1951, purché in possesso di alcuni requisiti; gli ebrei non sono mai stati considerati dalle autorità libiche cittadini di tale paese, per essere italo-libici e di religione ebraica, circostanze che ostavano al riconoscimento della cittadinanza libica; in assenza di uno specifico accordo tra lo Stato italiano e quello libico, i cittadini italo-libici non hanno, quindi, perduto il loro status civitatis, in base al Trattato di pace che ha sancito la rinunzia dell’Italia ad ogni titolo e diritto sulle colonie in Africa, ed hanno conservato lo stato di cittadini italiani.
Numerose sono le sentenze che stabiliscono tali principi ma altrettante sono quelle che con variegate e fantasiose motivazioni che denotano poca conoscenza della materia, respingono le domande di cittadinanza.
Credo che sia giunto il momento di chiedere al Ministero una nuova circolare che ribadisca la posizione già espressa ed un intervento sul Consiglio Superiore della magistratura per sensibilizzare i Giudici sul tema.

Roberto Coen, Consigliere dell’Associazione italiana avvocati e giuristi ebrei

(19 gennaio 2018)