Contrasto a odio e antisemitismo
la battaglia parte da Roma

Sicurezza, cooperazione, democrazia, Europa. Un 2018 da protagonista per la diplomazia italiana, che assume la guida dei 57 stati membri dell’Osce. Il primo atto di questo impegno per la Farnesina, fortemente voluto dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, trova spazio proprio a Roma con la prima Conferenza internazionale sulla responsabilità degli stati, delle istituzioni e degli individui nella lotta all’antisemitismo in programma lunedì 29 gennaio dalla mattina al tardo pomeriggio. Una giornata di incontri ad altissimo livello realizzata con il sostegno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, l’Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODHIR), la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (CDEC) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“Negli ultimi anni si sono moltiplicati in Europa e altrove gli episodi di antisemitismo, alimentati anche da tensioni sociali, dalla situazione in Medio Oriente e dal ruolo giocato da Internet nell’accelerare la diffusione della propaganda. La Conferenza servirà a consentire uno scambio di opinioni, esperienze e ‘best practices’ tra i partecipanti. Ambisce a diventare, insomma, una piattaforma per sviluppare il dialogo e migliorare la cooperazione, in linea con i principi Osce, una delle grandi case del multilateralismo globale, in cui non c’è posto per discriminazione e intolleranza” ha detto il ministro Alfano, intervenendo stamane nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento assieme alla presidente UCEI Noemi Di Segni e all’ambasciatore Francesco Maria Talò. “Pace e sicurezza non devono mai essere considerate come scontate. L’indifferenza è un nemico pericoloso e non possiamo permetterci di abbassare la guardia di fronte a episodi di incitamento e violenza contro gli ebrei: l’antisemitismo non può essere tollerato nel ventunesimo secolo” ha sottolineato il ministro, che ha anche espresso il proprio apprezzamento per la decisione del capo dello Stato Sergio Mattarella di nominare Liliana Segre senatrice a vita.
“L’esame del fenomeno dell’antisemitismo – ha spiegato la presidente Di Segni – è stato impostato focalizzando i diversi centri di responsabilità. Proprio nella consapevolezza che le responsabilità istituzionali non sono isolate nei palazzi di riferimento ma fanno alla fine sistema e connotano la società in un certo modo. Responsabilità di istituzioni, tutta la filiera della legislazione, della giustizia e coloro che si occupano dell’esecuzione forzata; la filiera educativa; le altre religioni. Ieri la Chiesa, oggi anche l’Islam”.
Su questo punto specifico la Presidente UCEI ha ricordato che se la propaganda nazifascista era incentrata massimamente in una persona, un ministero, un gruppo di addetti o scienziati, oggi la diffusione è totalmente parcellizzata. “Ogni post sui social media – ha affermato – è un centro potenziale di propagazione di odio. Ancor più se non vedi la vittima. Ancor più se è una massa indistinta”. Necessario quindi chiedersi questo: “Se il fenomeno dell’odio connota masse che appartengono a tutti gli strati delle società, su tutto l’arco politico, in tutto il mondo. Se il tema non ha frontiere, cosa possono fare e come devono procedere le istituzioni nazionali o sovranazionali che operano (perché diversamente non possono) con un modello ‘classico’ forse superato, nei limiti della loro giurisdizione e mandato?”.
Sulla realtà dei migranti la Presidente ha poi specificato: “La nostra sensibilità su questo tema, che dà adito a fenomeni di odio e intolleranza inaccettabili, deve essere altissima”.
La conferenza di lunedì sarà accompagnata da una mostra multimediale sull’antisemitismo, frutto di un’opera di collaborazione tra la Farnesina e diversi musei e istituzioni. Nella parte curata dall’Archivio Storico del ministero una parte dell’esposizione è dedicata a documenti che mostrano la strategia diplomatica del regime fascista in ambito di politica della razza. In un’altra invece si espongono documenti che – ha affermato Alfano – “testimoniano la coraggiosa azione che alcuni diplomatici italiani intrapresero per tutelare delle comunità ebraiche, nella convinzione di dover rispondere a principi di Giustizia ed Umanità” .
Nello stesso filone si inseriscono le parti dell’esposizione curate da Yad Vashem, Fondazione Museo della Shoah di Roma, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara e il Progetto di Traduzione del Talmud Babilonese.
A lungo console generale d’Italia a New York e ambasciatore di Roma in Israele, l’ambasciatore Talò è stato incaricato dal ministro, anche sulla base della sua grande conoscenza del mondo ebraico, di fare da catalizzatore per questa prima iniziativa. “Lavorare con dei partner in un contesto multilaterale – il suo commento – è strategico per l’Italia. E l’esperienza che il nostro paese ha acquisito ci conferisce un credito significativo”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(Nell’immagine la presidente Di Segni e il ministro Alfano posano per la campagna sulla Memoria del World Jewish Congress #WeRemember, cui anche l’UCEI ha aderito)

Con decisione unanime adottata dagli Stati Partecipanti dell’OSCE nel 2016, l’Italia è stata eletta alla Presidenza dell’OSCE per il 2018. Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, pertanto, il nostro Paese coordina il processo decisionale e definisce le priorità dell’attività dell’Organizzazione.
Dell’OSCE – Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – fanno parte cinquantasette Stati del Nord America, dell’Europa e dell’Asia. E’ la più grande organizzazione regionale per la sicurezza al mondo impegnata a garantire la pace, la democrazia e la stabilità a oltre un miliardo di persone.
Un foro di dialogo politico su un ampio ventaglio di questioni riguardanti la sicurezza e una piattaforma di azione comune per migliorare la vita dei singoli e delle comunità. Grazie al suo approccio globale alla sicurezza, che comprende le dimensioni politico-militare, economica e ambientale e umana, e alla sua membership inclusiva, l’OSCE aiuta a superare le divergenze e a rafforzare la fiducia tra gli Stati attraverso la cooperazione nel campo della prevenzione dei conflitti, della gestione delle crisi e della ricostruzione post-conflittuale. Con le sue istituzioni, gruppi di esperti e operazioni sul terreno, l’OSCE affronta problematiche che hanno un impatto sulla nostra sicurezza comune, tra cui il controllo degli armamenti, il terrorismo, il buongoverno, la sicurezza energetica, la tratta di esseri umani, la democratizzazione, la libertà dei mezzi d’informazione e le minoranze nazionali.
La maggior parte del personale e delle risorse dell’OSCE è impegnata nelle operazioni sul terreno in Europa sudorientale, Europa orientale, Caucaso meridionale e Asia centrale (oltre 2800 membri del personale su quasi 3500). Le operazioni sul terreno sono istituite su invito dei rispettivi paesi ospitanti e i loro mandati sono concordati per consenso dagli Stati partecipanti.
Le origini dell’OSCE risalgono ai primi anni ’70, all’Atto finale di Helsinki (1975) e alla creazione della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) che, durante la guerra fredda, è servita da importante foro multilaterale per il dialogo e il negoziato tra Est e Ovest.
Dal 1975 fino agli anni ’80 la CSCE, attraverso una serie di riunioni e conferenze, ha elaborato e ampliato gli impegni degli Stati partecipanti, rivedendone periodicamente l’attuazione. Con la fine della guerra fredda, il Vertice di Parigi del novembre 1990 ha impresso alla CSCE un nuovo corso. Nella Carta di Parigi per una Nuova Europa, la CSCE è stata chiamata a svolgere il proprio ruolo nella gestione del cambiamento storico in corso in Europa e a rispondere alle nuove sfide del periodo successivo alla guerra fredda. A tal fine si è dotata di strutture permanenti, tra cui un segretariato e istituzioni specifiche, e ha stabilito le prime missioni sul terreno. Dopo la disgregazione dell’ex Jugoslavia e dei conseguenti conflitti, la CSCE è stata in prima linea, contribuendo a gestire le crisi e a ristabilire la pace. Nel 1994 la CSCE, che si era evoluta ben oltre il suo ruolo iniziale, è diventata l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Grazie alla sua membership inclusiva e allo sviluppo di partenariati, al suo approccio globale e alla sua flessibilità, l’OSCE ha continuato a offrire ai suoi Stati partecipanti strumenti e mezzi efficaci per far fronte alle questioni correnti in materia di sicurezza.

Marco Di Porto

(26 gennaio 2018)